Il Teatro Bellini apre con grande stile presentando “Sanghenapule”

RECENSIONE – Un inizio di stagione sontuoso, il Teatro Bellini apre con grande stile, presentando “Sanghenapule” con la partecipazione di Roberto Saviano e Mimmo Borrelli.

 

In scena fino al 22 ottobre, prodotto da in collaborazione tra la Fondazione Teatro di Napoli-Teatro Bellini e il Piccolo Teatro di Milano-Teatro d’Europa, con la regia di Mimmo Borrelli, le scene di Luigi Ferrigno, i costumi di Enzo Pirozzi e le luci di Salvatore Palladino.

“Sanghenapule,” a partire dalla storia del santo, esplora alcune tappe cruciali della storia di Napoli. La liquefazione del sangue di san Gennaro è vista dai credenti come la prova della sua benevolenza verso la città di Napoli, un patto di sangue tra il santo e il suo popolo per proteggerla da tragedie imminenti.

Sangue che rappresenta anche il sangue dei primi martiri cristiani, dei martiri laici, l’immigrazione, le perdite durante le guerre e i tragici eventi legati alla camorra. Mentre il sangue del santo si rinnova mantenendo il suo colore rosso vermiglio nelle ampolle, l’altro sangue si rapprende in un grumo nero simile alla lava solidificata del Vesuvio, che ricorda costantemente la fragilità della vita e l’incertezza del domani.

 

Il fenomeno della liquefazione del suo sangue è noto in tutto il mondo ed è sempre stato oggetto di dibattito. Come spesso accade con le questioni legate alla fede, queste sono permeate di mistero, credenze popolari, pratiche religiose e superstizioni, il che le rende difficili da comprendere appieno. Una cosa è certa: san Gennaro è un santo molto speciale, che per i napoletani rappresenta una figura affettiva e protettiva, capace di ascoltare, comprendere, consolare e perdonare.

Sanghenapule” è una performance teatrale collettiva che celebra l’elemento magico, il miracoloso e sfida i limiti del possibile e dell’impossibile, prendendo vita unicamente sul palco davanti al pubblico. Questa rappresentazione possiede un notevole potere catartico, esplorando i misteri e le contraddizioni della vita, connettendo il divino con l’aspetto più nascosto e profondo dell’esistenza e servendo come guida per i migranti alla ricerca di nuove terre. Nel corso dello spettacolo, un posto nella platea resta vacante in attesa di san Gennaro, proprio accanto al “golfo mistico.” Quando il santo fa la sua comparsa, lo fa con una luce divina, senza alcun lusso, sfarzo o ornamenti, ma con un sorriso beatifico tra il suo popolo.

Roberto Saviano e Mimmo Borrelli, entrambi nati a Napoli nel 1979, condividono un forte legame con la loro città natale e una visione non stereotipata della napoletanità.

Saviano racconta in modo documentato e appassionato, mentre Borrelli nobilita la lingua napoletana diventando un virtuoso delle parole pronunciate, gridate e vissute.

Saviano enfatizza il ruolo centrale di Napoli e delle persone che l’hanno resa grande, mentre Borrelli dona vigore alle bellezze della regione attraverso la musicalità intrinseca della sua poesia, trasformando Napoli in un luogo paradisiaco e infernale, un luogo di santità e perdizione.

L’inizio stagione del quale avevamo davvero bisogno.