Eduardo De Filippo e Raffaele Viviani. Pensando al Teatro napoletano, ma, più in generale, al Teatro, non si può che partire da loro. E, senza dubbio, a loro anche e sempre si torna. Al di là dell’ovvia disquisizione su chi dei due abbia significato maggiormente per l’arte della scena, non c’è critico o anche grande appassionato che non si sia soffermato su questo quesito.
Con un’opera del 1920 un giovane Eduardo De Filippo provò a scritturare il già affermato Viviani
Una risposta alla domanda prova, forse, a darla Nicola De Blasi, attraverso la sua monografia (Salerno Editore) del grande Eduardo. Attraverso la quale viene ricordata la prima commedia scritta dallo stesso “direttore”, così come veniva chiamato da tutti. Si tratta dell’opera ‘Farmacia di turno’, il cui titolo originale sarebbe Don Saverio ‘o farmacista (rappresentata nel 1930 anche come Il farmacista distratto). Una commedia in un atto unico scritta nel 1920, che apre la raccolta intitolata Cantata dei giorni pari.
La storia tratta di un farmacista, don Saverio abbandonato dalla moglie. Che ora chiede l’annullamento del matrimonio per potersi risposare, ritiene sconveniente per la sua reputazione acconsentire alla richiesta. Tra i clienti della farmacia di turno si presenta Carmela, la cameriera della signora, che ordina una preparazione di aspirina. Per una serie di equivoci, però, al posto di questa, la donna porterà a casa dell’arsenico. Circostanza che farà terminare, nell’ultima scena, don Saverio portato via in manette dai carabinieri.
Eduardo De Filippo nella monografia di Nicola De Blasi sul “direttore”
Attraverso un’analisi dei vari testi, De Blasi ha ritrovato uno dei copioni originali dell’epoca, conservato nel fondo De Filippo alla Biblioteca Nazionale di Napoli. Lì dove viene riportata una lista dei vari ruolo da attribuire (addirittura 21). E tra questi compare anche il nome proprio di Raffaele Viviani. Ma non solo, perché con quest’ultimo ci sono anche quelli di alcuni attori della sua compagnia. Tutto ciò lasciando pensare che fosse in programma una rappresentazione della commedia da parte dello stesso Viviani.
Una scelta importante, che, seppur non si verificherà mai, dimostra quanto Eduardo De Filippo avesse l’assoluta volontà di staccarsi dal grembo familiare. E dal teatro di Eduardo Scarpetta e del figlio Vincenzo. Anche la scelta di tenere unite le varie scene solo dall’unità di luogo, come scrive De Blasi, ne è dimostrazione rispetto al suo recente passato Scarpettiano. Da qui anche la volontà di scrittura Viviani, già famoso quando Eduardo aveva appena esordito. Sintomatico, però, del rapporto tra i due, il racconto di un episodio avvenuto dopo la prima rappresentazione di ‘Napoli Milionaria’. Quando lo stesso Viviani andò ad abbracciare De Filippo con gli occhi gonfi di lacrime.