Dicembre è il miglior periodo dell’anno per ascoltare le canzoni di Natale napoletane. Nella storia della città partenopea è spesso capitato che le opere in dialetto siano state riadattate e tradotte in italiano. Quanno nascette Ninno, O’zampugnaro ‘nammurato, A Nuvena e Lacreme Napulitane, sono alcuni dei titoli musicali che fanno parte ancor oggi del tradizionale repertorio popolare italiano.
Canzoni di Natale napoletane antiche e moderne derivazioni
Non tutti sanno che Quanno nascette Ninno è il canto che ha ispirato il testo di Tu scendi dalle stelle. La canzone, conosciuta anche col nome di Pastorale, fu scritta da Sant’Alfonso Maria de Liguori nel 1754 a Nola. Il testo della canzone narra della storia e nascita di Gesù Bambino. La canzone ha suscitato l’interesse da parte di grandi artisti quali Mina, Edoardo Bennato e il Piccolo Coro dell’Antoniano che hanno interpretato il brano. Nel teatro, la canzone fu omaggiata in Natale in Casa Cupiello, celebre opera di Eduardo De Filippo.
O’Zampugnaro ‘Nammurato è un brano scritto e composto nel 1918 da Armando Gill, nome d’arte di Michele Testa. La canzone racconta la storia di un ragazzo che parte da Avellino, lasciando la fidanzata, per giungere e vedere Napoli per la prima volta. Tutti i grandi artisti napoletani si sono confrontati con questo brano, anche Sergio Bruni e Roberto Murolo.
Altro canto storico napoletana è A nuvena scritta da Salvatore Di Giacomo e musicata da Enrico De Leva, dedicata ad Eduardo Scarfoglio, il direttore de Il Mattino. La canzone narra la storia di un umile zampognaro e racconta le avventure che lo porteranno ad assistere alla Natività e ad intonare una poesia per l’occasione.
Lacreme Napulitane è un componimento poetico scritto da Libero Bovio nel 1925, musicata da Francesco Buongiovanni e interpretata per la prima volta da Gennaro Pasquariello. Il tema principale toccato all’interno della poesia è il fenomeno dell’emigrazione. Negli anni a seguire, la popolarità del brano crebbe al punto tale che fu prodotta una sceneggiata con lo stesso nome. Negli anni 80, la canzone divenne il cavallo di battaglia di Mario Merola che la cantava in una scena del film diretto da Ciro Ippolito.