“La Grande Magia”: nel giuoco dell’illusione al San Ferdinando

RECENSIONE – Cosa sarebbe più facile accettare? Che tua moglie ti ha tradito scappando con un altro oppure che, per un gioco di prestigio, lei sia rinchiusa in una scatola? E’ insito nell’uomo il bisogno di dare un significato nuovo e più accettabile a vicissitudini dell’esistenza che rendono sgradevole la realtà. Il grandissimo Eduardo De Filippo, su una scia pirandelliana, nel 1948 propose per la prima volta la commedia “La Grande Magia” basata tutta proprio su questo grande interrogativo. Purtroppo nel momento storico post-guerra, in cui venne proposta al pubblico, non venne apprezzata a fondo perché le aspettative erano sicuramente orientate verso ore di leggerezza e svago dalla realtà, che era sin troppo cruda. Lo stesso Eduardo espresse in più occasioni l’amarezza del mancato riconoscimento. Il primo grande plauso del pubblico sopraggiunse solo nel 1985 nell’allestimento di Giorgio Strehler, con due grandi attori come Renato De Carmine e Franco Parenti, ad un anno dalla morte dell’autore. Il figlio, Luca De Filippo, ripropose poi con successo lo spettacolo nel 2012. Giungiamo infine a questa versione dello spagnolo Lluis Pasqual che, oltre alla regia cura anche scene e costumi. La chiave di lettura, qui offerta, è sicuramente tesa ad esaltare maggiore leggerezza, con qualche risata in più e decisi tagli alle note tragiche dell’originale, che concentrano i tre atti in un unico atto con due cambi di scena. Sicuramente riuscitissima l’esperienza meta-teatrale che pone sin dall’inizio parte degli attori in platea insieme al pubblico.

Il sipario si apre sulla bellissima terrazza dell’hotel Metropole, nel momento di attesa dello straordinario spettacolo serale del grande illusionista Otto Marvuglia. Tra gli ospiti, la bellissima Signora Marta Spelta ed il suo geloso e opprimente marito Calogero. Quasi subito viene svelato al pubblico lo stratagemma organizzato dalla Signora ed il suo amante Mariano che, per avere un quarto d’ora di libertà, corromperanno il prestigiatore affinché crei l’illusione della sua sparizione in un imponente sarcofago egizio. Il sotterfugio però sfugge di mano all’illusionista poiché i due infine decidono di scappare non facendo ritorno. Quando il marito reclamerà la moglie chiedendo di farla riapparire, Marvuglia, per rimediare, gli farà credere che lei è contenuta dentro una scatola. L’unico modo per rompere l’incantesimo, sarà quello di aprire la scatola che la farà ricomparire solo se veramente convinto dell’onestà della consorte. Tutta la scena è una ribalta, con fila di lampadine sul proscenio e in alto, insieme a pareti e pavimento di specchi. Una pura espressione sensoriale, arricchita dai preziosi e colorati costumi anni Trenta. Interessante il duo musicale e canterino, composto da Dolores Melodia e Raffaele Giglio, che attua dei “siparietti” tra un tempo e l’altro.

Egregie le interpretazioni dei protagonisti, Nando Paone nelle vesti di Marvuglia e Claudio Di Palma nei panni di Calogero, che hanno evidenziato le diverse sfumature emotive dei loro personaggi, passando con disinvoltura dal dramma alla risata, tipica caratteristica della drammaturgia pirandelliana. Notevoli anche le interpretazioni di Giampiero Schiano, in un eclettico e simpaticissimo Gennarino, e Francesco Procopio nell’esilarante personaggio del brigadiere. Bravi Gino De Luca nei panni del cameriere e Angela De Matteo nel ruolo di Marta Di Spelta. Si destreggiano bene, nei doppi ruoli loro assegnati, Gennaro Di Colandrea, Luca Iervolino, Ivana Maione, Antonella Romano e Luciano Saltarelli.

L’indecisione di Calogero, sospeso tra l’aprire e non aprire la scatola, durerà quattro anni e sarà metafora della circostanza umana che costringe a credere nell’impossibile quando la realtà si incupisce inesorabilmente. Non è il mago infatti il vero illusionista, ma siamo noi a protrarre il nostro autoinganno quando la realtà diviene più amara dell’illusione. L’importante è «rimanere dentro al “giuoco”, guai ad aprire gli occhi prima, guai a guardare dentro il doppio fondo di un contenitore, guai a risvegliarsi.» Non si può fare a meno di citare la battuta di Marvuglia: «Chiusa! Chiusa! Non guardarci dentro. Tienila con te ben chiusa, e cammina. Il terzo occhio ti accompagna e forse troverai il tesoro ai piedi dell’arcobaleno, se la porterai con te ben chiusa, sempre!».

Grandi applausi, giovedì 17 ottobre, alla prima dello spettacolo in scena al Teatro San Ferdinando. Secondo voi Calogero aprirà o no la scatola? Potrete scoprirlo a teatro, in scena fino al 10 novembre. Di seguito il link con informazioni riguardanti “La Grande Magia” – Napoli a Teatro.