“Glory Wall” al Piccolo Bellini

RECENSIONE – Un racconto ironico e sarcastico della difficoltà nel rappresentare il cortocircuito della censura.

Lo spettatore entra in sala e si deve subito confrontare con una prima provocazione, un muro che divide palco e platea. La parete con dei fori, i Glory Hole, dai quali escono braccia, parti del corpo e oggetti che animano lo spettacolo.

Il principio di tutto ciò è la Censura, per la quale ci si chiede che cos’è ma soprattutto come uno spettacolo sulla censura può non essere censurato e ancor di più ci si chiede perchè qualcuno vorrebbe censurarlo. E’ qui il colpo da maestro di Manzan, esso stesso provoca affermando che “se nessuno ci censura è perchè nessuno si interessa del teatro”. E se nessuno si interessa del teatro ecco venir fuori una richiesta particolare : alla platea viene chiesto di agire, di rompere le regole e la rappresentazione non procede finché qualcuno del pubblico non accende una sigaretta che vien fuori dal muro o finché non vengono proiettate delle battute sulla parete; è così che Manzan fa diventare lo spettatore un attore e la platea diventa parte della scena.

Lo spettacolo si ribalta, il pubblico reagisce divertito e partecipe dimostrando che a teatro ormai non si scandalizza più nessuno.
Il regista porta in scena uno spettacolo unico che incuriosisce e che porta tanta attenzione e riflessione; sul teatro, quello che si vuole costruire, quello dove c’è censura e quello dove sappiamo solo quello che vogliamo dire.