RECENSIONE – Al Teatro Piccolo Bellini di Napoli, dall’1 al 6 aprile 2025, va in scena Incendi, secondo capitolo della trilogia Progetto Primavere di Fabrizio Sinisi.
Dopo La Gloria, Sinisi prosegue la sua indagine sulla genesi del nazismo con un’opera che incarna il dramma dell’ascesa totalitaria attraverso gli occhi di una gioventù divisa tra ideali e abissi.
La regia di Mario Scandale orchestra magistralmente una narrazione densa di tensione e suggestione. L’ambientazione berlinese dei primi anni Trenta è resa con un’atmosfera che avvolge il pubblico in un gelo fisico e morale. Le luci di Camilla Piccioni e i video di Leo Merati non sono semplici elementi scenici, ma veri e propri strumenti di una narrazione immersiva, in cui la città diventa un labirinto di scelte ineluttabili.
Protagonista della storia è Sabine, interpretata da Zoe Zolferino, giovane studentessa austriaca che giunge in una Berlino febbrile e ambigua, sospesa tra le ultime scintille della Repubblica di Weimar e il buio del regime nazista. La sua è un’educazione sentimentale distorta, un viaggio di formazione che la conduce a intersecare tre figure emblematiche: Marinus (Alessandro Bay Rossi), malinconico e inquieto, il cui destino è segnato dal sospetto di aver incendiato il Reichstag; Helmut e Ralf (Dario Caccuri e Andrea Sorrentino), giovani entusiasti dell’ideologia hitleriana, incarnazioni di un’epoca in cui la violenza diventa seduzione.
L’opera si muove su un equilibrio sottile tra intimità e storia collettiva, mostrando come le scelte individuali si intreccino con i grandi eventi del secolo. La scrittura di Sinisi è raffinata, asciutta e tagliente, capace di scavare nelle pieghe della coscienza e di lasciare domande che risuonano ben oltre il tempo della rappresentazione.
Incendi è un viaggio nelle ombre dell’animo umano, un’opera che mostra come il vuoto esistenziale possa diventare il terreno fertile per l’adesione cieca a un’ideologia. I personaggi di Sinisi non sono semplici vittime o carnefici, ma ritratti complessi, specchi di una società smarrita. L’interpretazione degli attori è intensa e coinvolgente, capace di restituire tutta l’ambiguità e il tormento dei protagonisti.
La Berlino del ’33, nella sua precarietà e nei suoi slanci ideologici, non è così lontana dal nostro presente. Incendi non è solo uno spettacolo storico, ma una riflessione universale sulla fragilità delle certezze e sulla facilità con cui il fuoco della violenza può propagarsi.
Uno spettacolo potente, necessario, che brucia e lascia il segno, soprattutto nella suggestiva sala del Piccolo Bellini.