NAPOLI – Mario Scarpetta nasceva il 4 dicembre 1953 a Roma. Lunedì 4 dicembre, esattamente settant’anni dopo, alle 21, amici dell’attore e regista e professionisti del mondo teatrale lo ricorderanno a Napoli da Madalù eventi, in via Ferrante Loffredo, 15 (nelle adiacenze di piazza Nazionale).
L’incontro ripercorrerà la storia umana e teatrale dell’artista della dinastia teatrale partenopea più importante e longeva d’Italia, pronipote di Eduardo e nipote di Vincenzo, scomparso prematuramente diciannove anni fa, il 14 novembre 2004, all’età di 51 anni.
In programma, la fruizione de Il sorriso e l’attore, una mostra curata da Pino Miraglia, e gli interventi di varî testimoni, tra cui la moglie, Maria Basile Scarpetta, il critico Giulio Baffi, il produttore storico Gianni Pinto, attualmente presidente del teatro Trianon Viviani, e il regista Francesco Saponaro.
IL RICORDO DI GIANNI PINTO
Sono passati già 19 anni che Mario non è più con noi. Tanto tempo, eppure sembrava ieri quando ci salutammo nel Maschio Angioino nell’agosto del 2004, al termine di una tournée che lo vide protagonista con Don Raffaele ‘o trumbone e Cupido scherza e spazza di Peppino De Filippo.
In questo agosto di 19 anni fa Mario non stava bene, aveva continui e permanenti abbassamenti di voce, nonostante le cure quotidiane a cui si sottoponeva per recitare. Aveva attribuito questo problema alle lunghe nottate in barca a Procida nel mese di luglio per un periodo di vacanza prima di cominciare l’ “estiva”.
Purtroppo non era così! Avevamo in programma, in ottobre, La Banda degli onesti al teatro Parioli di Maurizio Costanzo, lo spettacolo che aveva avuto la fortuna di una tournée durata cinque anni. Mario già aveva scritto per portare in palcoscenico un secondo film del Principe della risata, il divertentissimo Tototruffa ‘62.
Purtroppo quella domenica, all’alba, ci lasciò sgomenti. Mario ci aveva lasciato!
Conobbi Mario circa quarantaquattro anni fa. Era il settembre del 1979 e nel Maschio Angioino veniva rappresentata Festa di Piedigrotta di Raffaele Viviani, per la regia di Roberto De Simone, in cui Mario recitava nel ruolo di Cusemiello, il capo dei Bazzarioti.
Nel “cuore” dell’Estate a Napoli, Mario mi informò della decisione di dare vita a una sua compagnia teatrale , dopo l’esperienza, durata cinque anni con Eduardo.
E così nella stagione 1979/1980, a soli 26 anni, Mario allestì la sua prima Scarpettiana al teatro Cilea di Napoli, rappresentando Tre pecore viziose, Il Medico dei pazzi e ‘O scarfalietto, con artisti come Dolores Palumbo, Geppino Anatrelli, Tullio Del Matto e Maria Basile.
Da quel momento iniziò la nostra collaborazione, durata 25 anni. Mario si mostrò molto sorpreso di questo mio interesse per il Teatro scarpettiano: «Ho sempre pensato che questo mondo fosse lontano dai tuoi pensieri. Ti vedo impegnato con programmi dell’Estate a Napoli che sono tanto lontani dal teatro che io amo». E io, in risposta: «Stiamo tentando con Maurizio Valenzi di sprovincializzare la vita culturale e spettacolare di Napoli, portando finalmente spettacoli da ogni parte del mondo e anche dall’Italia, che prima di ora si fermavano a Roma; ciò non significa che non abbiamo amore per il nostro grande teatro di tradizione».
E così iniziò il nostro percorso che ci portò a mettere in scena i lavori noti del bisnonno Eduardo, ma anche quelli meno noti , come Il testamento di Parasacco, L’amico di papà, Nu brutto difetto, Mettiteve a ffa’ l’ammore cu mme, Felice sposo e Feliciella e Felicella.
E al compiacimento di Mario di aver trovato un impresario disponibile a mettere in scena anche titoli poco noti di Scarpetta gli rispondevo che nella ricerca e valorizzazione del Teatro di Scarpetta bisognava percorrere anche questa strada più difficile e rischiosa; e chi se non Mario poteva mettere in scena e recitare questi lavori sconosciuti al grande pubblico? Mario ogni tanto si allontanava dal “teatro di famiglia” (Scarpetta, Eduardo e Peppino) per cimentarsi, e sempre con grande successo, con testi di Viviani, Santanelli, Satta Flores, Beckett, Marivaux, Marotta, De Simone, Curcio, Wertmuller, Zoščenko, Gogol’ e Čechov, lavorando con artisti come Carlo Giuffré, Luca De Filippo, Mario Martone, Toni Servillo, Nello Mascia, interpretando anche proprî testi e rielaborazioni (per esempio La Banda degli onesti e Come la serva diventò padrona). Ma poi ritornava con più vigore all’antico amore di sempre: il Teatro di Eduardo Scarpetta.
Mario diede tantissimo sulle scene, ma ricevette poco, quasi nulla. Sono completamente in sintonia con quanto dichiarò Luigi De Filippo e Lina Wertmuller: «Mario meritava molto di più nella vita». Non poco abbiamo lottato insieme in quei 25 anni per raggiungere tale obbiettivo, anche e soprattutto nella nostra Napoli, dove avrebbe dovuto ricevere, quale degno erede di una grande famiglia di teatro, i giusti riconoscimenti per il suo instancabile lavoro e una maggiore attenzione da parte di tutti.
Ciao Mario, ti porteremo sempre nel nostro cuore ma soprattutto ti ricorderanno con affetto i tuoi spettatori ai quali dicevi alla fine di ogni recita : «Speriamo che questo rispettabile pubblico si sia divertito». Gianni Pinto