Triolagnìa: la storia d’amore in tre tempi di Nello Provenzano

RECENSIONE – Dopo ben venti spettacoli portati in scena in ventuno settimane, si chiude la stagione 2023/2024 del Teatro TRAM di Napoli con “Triolagnìa – Una storia d’amore in tre tempi”, il nuovo testo di Nello Provenzano. In scena gli attori Valeria Impagliazzo e Gianluca Cangiano, dal 26 al 28 aprile. La scrittura si è ispirata a una parafilia, preferenza in ambito sessuale, per cui il piacere è dato dalla visione del proprio partner in esperienze con altre persone.

Lo spettacolo è suddiviso in tre scenette, come se fossero tre brevi atti continui: Popocorn, Cuckold (altro sinonimo per indicare la pratica della triolagnìa) e Limbo, durante i quali un uomo e una donna vivono apparentemente la loro vicenda d’amore dal primo incontro alla fine.

Spiega Nello Provenzano a proposito di Triolagnìa – Una storia d’amore in tre tempi: «Ci sono persone che, per timidezza o per insicurezza, rispetto ad altre, hanno più difficoltà a esprimersi, a comunicare le proprie idee, a farsi comprendere ed accettare dalla società e soprattutto a essere se stesse. C’è chi tra queste, in alcune occasioni, riesce a camuffare la propria natura indossando una maschera e recitando un personaggio. Una maschera che però cade ogni volta che si ritorna soli. Queste persone spesso non riescono a scegliere una strada da percorrere, a porsi un obiettivo, a prendere in mano la propria vita ma lasciano che qualcuno o qualcosa lo faccia al posto loro. I due personaggi di Triolagnìa sono esattamente così ed io ho voluto prendermi gioco di loro esasperando queste caratteristiche e creando dialoghi e situazioni surreali che danno vita ad un assurdo gioco meta-teatrale. Triolagnìa è una storia d’amore in tre tempi ma lo ammetto, è principalmente un atto di bullismo dell’autore nei confronti dei suoi personaggi».

“Triolagnìa – Una storia d’amore in tre tempi” è veramente un gioco metateatrale così potenziato da risultare assurdo, impossibilitato nel risolversi: i suoi due personaggi vivono e, allo stesso tempo, sanno di stare fingendo di vivere la loro storia d’amore, consapevoli di essere personaggi – precisamente in carne e ossa – figli di una penna mossa dalla mente di un artista che li scruta. Ed è in questa situazione, nonché condizione esistenziale, paradossale che si mette a nudo l’artificio scenico, lo si rivela disincantando quel velo teatrale illusionistico.

Persona o personaggio? L’impossibilità della realtà scenica

C’è un sottotesto pirandelliano in “Triolagnìa – Una storia d’amore in tre tempi”. Infatti, i due personaggi sono sottoposti a un costante sdoppiamento tra realtà e finzione, sono reali e anche artificiali, sono corpo e anche frutto di una mente creativa. Perciò, vivono situazioni ambigue e irragionevoli, ma anche molto corporee – si pensi ai continui riferimenti sessuali, già dal titolo. Eppure, questa volta non si hanno personaggi in cerca del loro autore con la richiesta disperata di essere rappresentati e vissuti. Questa volta, al contrario, si hanno personaggi consapevoli di essere tali, perfettamente inseriti nel concetto di rappresentazione nonché nel suo procedimento scenico. Soprattutto, sono personaggi disperati anche loro ma per tale loro condizione esistenziale: in quanto sottoposti a un estro creativo esterno, moriranno? Se sì, quando? Oppure avranno vita e seguito eterni? Questo mentre il loro autore li raggira, si interfaccia con loro e li stravolge avvolgendo nelle sue mani le redini del gioco.

Ed è così che con Triolagnìa – Una storia d’amore in tre tempi, il teatro rivela le sue potenzialità sceniche, gli innumerevoli scenari rappresentativi di molteplici aspetti reali e, dunque, l’impossibilità di una sola realtà scenica. Insomma, il teatro si fa gioco, possibilità, occasioni comunicative. E quello che può risultare un caos ingestibile, è un modo di togliere il velo e squarciare mondi, in una parola: la creatività.