RECENSIONE – Abbiamo assistito con grande curiosità alla prima di Prometheus Project, secondo movement: l’Ω, presso il Ridotto del Teatro Mercadante di Napoli. Il lavoro del regista Raffaele di Florio è stato sorprendente, una versione di diversi linguaggi e codici linguistici che non hanno creato dissonanze. L’uso della lingua inglese, dell’italiano e del greco antico, con una perfetta armonia tra la recitazione e il canto.
In primo piano è portato il nucleo autentico del mito greco evidenziando la centralità della tirannide intesa come potere temporaneo e anche come sopraffazione e negazione della libertà. La base del lavoro teatrale è il mito di Prometeo come narrato nella tragedia di Eschilo, un dramma che è tragedia e mito. Una esemplare performance di Luna Cenere che interpreta l’Ω, fondatrice della civiltà ionica, sacerdotessa amata da Zeus, trasformata in vacca per vendetta da Era, abbandonata al proprio destino e costretta a girar da sola il mondo. E’ proprio l’Ω l’emblema dello spettacolo stesso poichè, a metà tra sensitività animale e consapevolezza umana, non raccontandosi con la voce ma attraverso i movimenti e la danza, riesce a costruire un unico flusso di coscienza.
Flusso che viene amplificato dal lavoro del musicista e compositore Salvio Vassallo, il quale ricrea una vera e propria opera musicale, e dalla voce di Ω, interpretata da Cristiana Dell’Anna. Completano gli interventi fondamentali del visual designer Alessandro Papa che riesce a trasmettere tutto il flusso dell’opera attraverso un lavoro visivo eccellente e, non per ultima, Valentina Gaudini voce cantata che interpreta sia l’anima femminile che quella maschile.
Promethes – Project, secondo movement: l’Ω unisce quindi musica, danza, canto e immagini, e rappresenta totalmente ciò su cui si fonda ogni espressione artistica.