“Settantuno”: provocazione e sdegno sulla sibilante malignità del web

RECENSIONE – Domenica 3 marzo, in scena al Teatro Tram di Port’Alba abbiamo assistito allo spettacolo “Settantuno”.

In scena un brillante Nello Provenzano, che non ha perso il pubblico manco un momento, diretto da Riccardo Pisani. La produzione è di “Contestualmente Teatro” con il sostegno del “Nuovo Teatro Sanità”.

Prima dell’inizio dello spettacolo la voce fuori campo di Simona Pipolo, accoglie gli spettatori con un benvenuto che vuole essere un messaggio di servizio, un avvertimento rispetto alle atrocità cui si andrà ad assistere. Con il senno di poi si potrà comprendere anche che vuole essere un allontanamento da ciò che si sta per presentare. («Non possiamo augurarvi una buona visione»).

Lo spettacolo, nella forma di monologo di Provenzano, genera sdegno e repulsione, e lo scopo è raggiunto a pieno punteggio. Settantuno nella smorfia napoletana è “l’uomo di merda” e questo uomo è Flaviano, il protagonista. Uomo di quarant’anni che vive con sua madre in un quartiere multietnico. Spavaldo in casa e remissivo fuori porta. Lo spettatore rivive la sua quotidianità, dalla colazione all’arrivo della sera.

Il testo del monologo è frutto di un approfondita ricerca tra i commenti sui social e sulle notizie del web diffuse dai cosiddetti “leoni da testiera”. Il marcio del mondo che vive e cammina intorno a noi. La pochezza umana che si concretizza in contenuti, xenofobi, omofobi, misogini e razzisti. Che impegna parte del proprio vivere quotidiano nell’aizzare all’odio con frustrazione e rabbia.

Flaviano si crogiola soddisfatto nelle letture di Adolf Hitler o del generale Roberto Vannacci. Oltre a leggerli, li ascolta anche i discorsi di Hitler, che balla su base tecno. Si allena fisicamente «perché si deve sempre essere pronti», simula combattimenti con un pungiball immaginando che siano uomini stranieri. È per lui divertente immaginare di sparare con una mitraglietta e ride nell’immaginare bombe che cadono deflagrandosi. («L’Italia è degli uomini forti e delle donne che rispettano gli uomini»). Sua madre anziana dentro casa è la sua cameriera.

Durante il tempo in cui è a lavoro è una persona anonima ed il tempo scorre. Nessuno riuscirebbe ad intravedere quel che cela nell’animo, quanto la svastica tatuata dietro la nuca che porta sotto la parrucca. Al suo ritorno a casa, il tempo che ha per lui più valore e gratificazione è quello che dedica alla visione dei commenti sotto i suoi post. Video che gira nel suo bagno, nascosto da una maschera, in cui estrae a sorte delle categorie di persone per “missioni” da assegnare alla sua community. La quale di notte gira per le strade per fare giustizia. La loro agghiacciante giustizia.

Lo spettatore assiste il protagonista nel suo delirio mentre cerca di costruirsi delle ragioni, e la delusione più grande è quella di comprendere che non esiste riscatto per quest’uomo. La delusione diviene smarrimento mentre, sul finale, scorrono i commenti raccolti sul web con in sottofondo le note di Toto Cutugno «Lasciatemi cantare, sono un italiano vero». Come si può combattere qualcosa che è già così radicato? Ha colpito molto che l’attore, Nello Provenzano, dopo i primi grandi applausi del pubblico, sia scappato. Quasi come se fosse consapevole dello sdegno che ancora era presente sui loro volti guardandolo. Spettacolo assolutamente da non perdere.