Simona Molinari : l’intervista per lo spettacolo “El pelusa y la negra”

INTERVISTA – “Gracias A La Vida”, ritmi sudamericani nel brano in anteprima che abbiamo ascoltato su Spotify del prossimo album in uscita questo mese. Abbiamo voluto immaginare la nostra intervista con il ritmo di questo brano tanto vicino alla città di Napoli, richiamata per Maradona e per l’interpretazione dei brani che ascolteremo il prossimo fine settimana quando Simona Molinari si esibirà con Cosimo Damiano Damato nello storico Teatro Bolivar. Le abbiamo chiesto alcune curiosità e che rapporto ha con la nostra città.

Come e quando è nato questo spettacolo? Quali sono le curiosità che ci puoi raccontare?
“Cercavo una musa e un progetto e ad un certo punto è arrivato Cosimo che mi ha fatto leggere questo libro che aveva scritto: ‘Hasta siempre Maradona’ e mi ha chiesto se mi andava di fare uno spettacolo su Maradona, dicendo che essendo napoletana potevo cantare una musica argentina e potevamo trovare un repertorio potente da affiancare a questo personaggio.
E’ stato in quel momento che gli ho detto di sì ma che avrei avuto anche il piacere di raccontare di una grande donna argentina. Nel giro di una notte Cosimo ci ha pensato e la mattina dopo al mio risveglio ho trovato una sua mail con un testo scritto di tutti i monologhi di questo personaggio pazzesco, trattasi di Mercedes Sosa. Siamo partiti dal costruire questo spettacolo dove Cosimo ha curato testi e regia, conoscevo Mercedes per la musica, ma non sapevo bene tutto il resto dei particolari, quindi ho letto il testo, mi sono commossa e non ho esitato nel voler raccontare la storia di Mercedes con le sue meravigliose canzoni.
Ad un certo punto la sua musica, le sue parole, il suo stile e il suo spirito mi sono entrati talmente dentro che ho poi pensato di dedicarle un disco.
Quindi ho fatto una selezione dei brani dello spettacolo che potevo arrangiare e che immaginavo in un certo modo, mi sono chiusa in studio con una serie di musicisti pazzeschi ed ho messo su questo disco. Ho incontrato poi in un secondo momento il featuring di Tosca, di Paolo Fresu e ad un certo punto è arrivato Bungaro che mi comunica di aver scritto una canzone in napoletano, perfetta per il disco e per lo spettacolo.
E’ accaduto tutto in maniera non forzata, io ho semplicemente detto sì e poi tutto è sembrato costruirsi da solo. Credo che Mercedes Sosa abbia un’eredità che continui ad essere generativa come la sua esistenza, anche dopo la sua scomparsa. Questo perché secondo me ci sono vite che vanno aldilà della vita e della morte e che generano sentimenti ed ispirazione. Quello che mi è successo ha suscitato in me tanta voglia di raccontarla facendole da tramite.”

Il tuo prossimo album è in dunque uscita in questi giorni?
“È uscito il 6 novembre ma non uscirà digitalmente per una scelta discografica, sicuramente un po’ ardua e coraggiosa ma per ora è solo negli spettacoli e sul sito di BMG.”

Nella sintonia artistica con Cosimo Damiano Damato si parla tanto di emozione e di essere visionari. Chi dei due in questo caso è stato il più visionario e soprattutto cosa significa per te essere una persona visionaria oggi?
“Oggi visionario significa andare più su della realtà. Secondo me c’è uno stile e un modo per fare arte, assolutamente funzionale all’epoca che si vive.
Ma c’è un’arte che, oltre a raccontare dell’epoca in cui si vive, vuole anche elevare e cercare di alzare l’asticella più in alto della realtà, più in là dell’orizzonte, immaginando come potrebbe essere un mondo migliore. Porsi come esseri ispiranti, divulgare cultura positiva in un momento di aggressività e violenza. Sarebbe più semplice rinunciare alla produttività per l’etica, questo sì che è da grandi visionari. E posso dire che in merito allo spettacolo sicuramente Cosimo lo è stato di più, come per me lo è stato crederci.”

Sicuramente la nostra intervista è un po’ visionaria, avevamo immaginato un giorno di poter anche dialogare con artisti come te, avevamo immaginato di creare una giovane rivista ed un portale digitale di informazione teatrale per la sola città di Napoli. I giovani sono ancora visionari o è tutta illusione?
“Si, si incomincia a vedere questo tipo di visione dai giovani perché bisogna nutrire la visione il più possibile, come fate voi, in modo tale da non cadere nel disincanto.”

Mai abbiamo smesso di immaginare una nuova generazione credere nella cultura, nell’arte e nel teatro, ma soprattutto in Napoli e nei napoletani. Che rapporto hai tu con la nostra città?
“Io ho un rapporto viscerale, dall’esserci nata prima di tutto, anche se non ci ho vissuto perché i miei genitori hanno deciso di farci crescere altrove. Provengo dal quartiere della Pignasecca e quarant’anni fa lo scenario per i miei genitori era diverso, volevano darci una visione diversa in un’altra città dove poi sono cresciuta. Ogni giorno però mi sono chiesta cosa avessi fatto e come sarei cresciuta nei quartieri di Napoli e, non so, se forse con il mio tipo di sensibilità avrei sofferto oppure rafforzato la mia persona.
Questo mi ha sempre legata psicologicamente alla città, perché sento tutte le mie tradizioni, il mio modo di mangiare e di ridere. E’ sempre stato tutto napoletano per cui tutta questa operazione mi riporta a ricongiungermi finalmente con queste radici che ho sempre desiderato.”

All’interno dello spettacolo proponete dei brani di grandissimi artisti che hanno raccontato e parlato d’amore come Pino Daniele, Lucio Dalla e Franco Battiato. Ci racconti cosa tu proverai nell’interpretare i brani di questi artisti ad un pubblico sensibile a questi grandi nomi?
“Io non posso far altro che rivivere quelle canzoni, ogni canzone è stata scelta perché possa metterci la mia vita dentro e raccontare tutto con il rispetto dovuto. Però non è mai semplice perché sono brani sempre enormi con cui confrontarci e personalmente cerco di farlo sempre con una mia onestà intellettuale senza mai paragonarmi o confrontarmi, ponendomi come tramite per far star bene le persone, per ispirare o per semplicemente donare un po’ di musica, parole e sensazioni positive. La musica parla all’inconscio e quindi quello che tu metti nelle tue note arriva ancor prima delle parole e note stesse.”

Questo fine settimana ricordiamo sarai al Teatro Bolivar, in un quartiere importante del centro della città. Cosa prova un’artista ad esibirsi in un teatro così ricco di storia?
“A Materdei avevo i miei cugini, quando ero piccola ricordo che ci andavo spesso, il quartiere lo conosco e l’ho visto cambiare grazie a menti visionarie. La scelta del Bolivar non è stata casuale chiaramente, questo è uno spettacolo che vuole ispirare, che si rivolge al popolo, creatore appunto della canzone popolare. Mi commuove particolarmente portare in scena questo spettacolo perché credo possa essere apprezzato interamente a livello empatico e di originalità, poiché si sposa benissimo con lo spirito napoletano.”

Ed è per questo che, se il mix di culture, colori e ritmi è parte integrante della quotidianità di questa città, non possiamo che invitare i nostri lettori ad assistere al vostro emozionante spettacolo.