Al teatro Mercadante in scena Clitennestra regia Roberto Andò

foto-Lia-Pasqualino

NAPOLI – Al Teatro Mercadante, dal 18 al 29 ottobre, in scena Clitennestra nell’adattamento e regia di Roberto Andò, tratto da La casa dei nomi di Colm Tóibín, con Isabella Ragonese nel ruolo della regina assassina.

Dopo le applaudite rappresentazioni al Teatro Grande di Pompei dello scorso giugno per la rassegna Pompeii Theatrum Mundi, la Clitennestra che il regista Roberto Andò ha tratto dal romanzo La casa dei nomi del pluripremiato scrittore irlandese Colm Tóibín, inaugura, con un nuovo allestimento, mercoledì 18 ottobre la nuova Stagione del Mercadante.

Con protagonista una straordinaria Isabella Ragonese nel ruolo di Clitennestra, Ivan Alovisio in quello di Agamennone, Arianna Becheroni nei panni di Ifigenia, Denis Fasolo in quelli di Achille, Katia Gargano la donna anziana del popolo, Federico Lima Roque Egisto, Cristina Parku Cassandra e Anita Serafini Elettra, lo spettacolo sarà in scena dal 18 al 29 ottobre.

Il coro: Luca De Santis, Eleonora Fardella, Sara Lupoli, Paolo Rosini, Antonio Turco.

Le scene e le luci sono di Gianni Carluccio, i costumi di Daniela Cernigliaro, le musiche e direzione del coro di Pasquale Scialò, il suono di Hubert Westkemper, le coreografie di Luna Cenere. La produzione è del Teatro di Napoli – Teatro Nazionale con Campania Teatro Festival – Fondazione Campania dei Festival.

“La vicenda di Agamennone, Clitennestra e dei loro figli Ifinenia, Elettra e Oreste ci perseguita per il modo in cui dimostra che la violenza genera altra violenza”, scrive lo scrittore irlandese Colm Tóibín nelle sue note. “Una volta che ho iniziato a immaginare di nuovo la storia di come Clitennestra fu ingannata dal marito Agamennone, che le disse che la loro figlia Ifigenia avrebbe dovuto sposarsi, quando in realtà era destinata ad essere sacrificata, non è risultato difficile immaginare la rabbia della donna. Tuttavia, riuscivo a percepire anche le necessità di Agamennone, la sua debolezza e poi la sua risolutezza. E allora potevo immedesimarmi anche nella decisione di Clitennestra di uccidere il marito, appena le si fosse presentata l’occasione. Immaginavo poi anche Elettra, l’altra figlia, e la sua furia nei confronti della madre e del suo amante, la sua determinazione perché fossero ammazzati. Ho cercato la voce di una donna che avesse sofferto umiliazioni e perdita, e che fosse pronta, per vendetta, a restituire il peggio e godere delle conseguenze».

«Leggendo il romanzo di Colm Tóibín La casa dei nomi – scrive Roberto Andò – ho provato una grande emozione, e alla fine, quasi senza accorgermene, mi sono sorpreso a fantasticare sulla possibilità di mettere in scena il personaggio più grandioso che vi è narrato, Clitennestra. Una figura che nell’Odissea è presentata come l’anti-Penelope, il prototipo della donna infedele e assassina.

«La sua vicenda – continua il regista – è giunta a noi soprattutto grazie all’Orestea, la trilogia (Agamennone, Coefore ed Eumenidi) in cui Eschilo, nel 458 a.C., celebrò la fine del mondo della vendetta e la nascita del diritto. Nel romanzo di Tóibín, la tragica storia di rancore e solitudine, di sangue e vendetta, di passione e dolore è narrata da tre punti di vista, ma soltanto le due donne, Clitennestra e Elettra, raccontano in prima persona e la loro voce è decisamente la più drammatica. Chi conosce Tóibín sa che egli compone in ogni suo libro una drammaturgia del dolore e della perdita ed è interessato al silenzio che si crea attorno al dolore, alla vita di donne sole che portano con sé il peso di un trauma. Voci che parlano col timbro speciale conferitole della violenza subita. Se Clitennestra ci è stata tramandata come un personaggio essenzialmente negativo, qui finalmente si trovano dispiegate le sue ragioni umane. Ed è ciò che mi ha attratto di questo testo, per il quale ho subito individuato l’attrice Isabella Ragonese.

Tóibín non dà giudizi, accoglie la potenza emotiva che scaturisce da questo personaggio e ne esplora le azioni confrontandole con le parole che adopera per far luce nel buio della sua interiorità danneggiata. Ne nasce un teatro di ombre, di voci, di fantasmi, che si muove dentro e fuori: dentro, tra i labirinti della mente, fuori in un luogo senza tempo dove vivi e morti dialogano senza requie».

Info www. teatrodinapoli.it