POMPEII THEATRUM MUNDI 2023, “Medea” di Euripide

Laura Marinoni (Medea)_foto Ballarino

POMPEII THEATRUM MUNDI – 1 e 2 luglio andrà in scena “Medea” di Euripide, traduzione Massimo Fusillo, regia Federico Tiezzi.
Con (in ordine di apparizione) Debora Zuin (nutrice), Riccardo Livermore (pedagogo), Laura Marinoni (Medea), Roberto Latini (Creonte), Alessandro Averone (Giasone), Luigi Tabita (Egeo), Sandra Toffolatti (il nunzio), Francesca Ciocchetti (prima corifea), Simonetta Cartia (prima coreuta)

C’è un prima e un dopo nel mito di Medea. Il prima è la Colchide, la terra incognita, oltre molte colonne d’Ercole, una terra di forza naturale, un’origine, la “terra natale” in cui «dire sé stessi» di Heidegger. E c’è un dopo, che è Atene, regno di Egeo e dell’apollineo, pronto a essere invaso dal dionisiaco di Medea. Nel mezzo c’è Corinto: feroce turning-point le cui carte sono state però già date prima. Il prologo musicale che ho chiesto di comporre a Silvia Colasanti nasce da questa intuizione: in proscenio, addormentata, Medea sogna il mondo del prima. Un mondo tribale e lontano, una “terra del rimorso” demartiniana ancorata al mondo naturale, minerale, animale, il cui totem è un uccello.  Questo prima della donna straniera, barbara, che da immigrata affronta il purgatorio del disprezzo e dell’esclusione, è la chiave del mio spettacolo. La Colchide come un’alterità lontana eppure inalienabile, una profondità interstellare: un grande Autre lacaniano, dove i codici regolari delle cose si mescolano, si confondono, si oltrepassano.  Anche Giasone è, a sua volta, un portatore di violenza: ma una violenza di tipo diverso – simbolica, oggi diremmo “neocapitalista”. Una violenza dettata dalle convenienze politiche, dinastiche, economiche.

A quella violenza simbolica, Medea risponde con una violenza “reale”. Ho quindi impostato la tragedia non come una rappresaglia individuale, ma come uno scontro fra due diverse concezioni della forza. È un clash fra culture, tra la società tribale e rituale della Colchide e la polis fondata sulla legge. Uno scontro fra una società arcaica e una società post-industriale. Tra Ordine e Disordine.  Medea afferma la superiorità della forza del suo mondo contro quello di Giasone; contrappone la distruzione fisica della famiglia alla distruzione simbolica che le avanza Giasone. In un certo senso, è proprio lei che “vince”: come ha scritto Roland Barthes parlando del marchese de Sade, la lettera vince sempre sul simbolo; l’evento prevale sulla struttura che lo giustifica; il corpo viene prima di ogni metafora. Soccombono i figli, soccombe l’idea stessa del futuro. Resta solo il silenzio.
Federico Tiezzi

teatro grande di Pompei @ Pier Paolo Metelli

Traduzione Massimo Fusillo; coro Alessandra Gigli, Dario Guidi, Anna Charlotte Barbera, Valentina Corrao, Caterina Fontana, Francesca Gabucci, Irene Mori, Aurora Miriam Scala, Maddalena Serratore, Giulia Valentini, Claudia Zappia; responsabile coro Simonetta Cartia; figli di Medea Matteo Paguni, Francesco Cutale
Con la partecipazione degli allievi e delle allieve dell’Accademia d’Arte del Dramma Antico; produzione INDA – Istituto Nazionale del Dramma Antico

 

Per l’acquisto, le offerte e le modalità d’ingresso agli spettacoli consultare il sito: www.teatrodinapoli.it | biglietteria: tel. 081.5513396 | e.mail: biglietteria@teatrodinapoli.it