Il teatro, come vuole la gente. Il teatro che si fonde con un antico quartiere napoletano e diviene parte fondamentale della crescita di un luogo simbolo della città. Il Bolivar sala storica di Materdei – il quartiere di Napoli situato a metà tra la parte alta della città e la collina dei Camaldoli – sembra appartenere a quel luogo e ai suoi abitanti da sempre, come elemento identitario di una zona. Nato negli anni ‘70 come cinema e reinaugurato nel 2007 – ora si configura come un palcoscenico col cuore nella prosa, tra grandi classici e nuova drammaturgia, teatro civile e comico d’autore, ma aperto alle contaminazioni, dalla danza alla musica, ai concerti. Una realtà che offre una ricca proposta teatrale e una sala accogliente che abbraccia i suoi spettatori, la sua gente.
“Ogni fantasma , ogni creatura d’arte, per essere, deve avere il suo dramma, cioè un dramma di cui esso sia personaggio e per cui è personaggio. Il dramma è la ragion d’essere del personaggio; è la sua funzione vitale: necessaria per esistere”. Luigi Pirandello
Il teatro – progettato dal grande Bob Wilson, colui che ha riformulato sala e palcoscenico in occasione della sua venuta a Napoli per il progetto “Le stazioni dell’arte”, (un complesso artistico-funzionale, composto da quindici fermate della metropolitana di Napoli, in cui è stata prestata particolare attenzione a rendere gli ambienti belli, confortevoli ed efficienti) – presenta oggi una struttura fra le migliori della zona per quel che riguarda boccascena, attrezzature per disegno luci-fonica e platea. Grazie alle sue caratteristiche funzionali oltre che per quelle formali ed estetiche, il teatro Bolivar può avviarsi ad avere un ruolo di primo piano nel panorama degli spazi teatrali napoletani. Sia nella composizione della sala che nell’articolazione degli spazi collaterali, la struttura si caratterizza per un impianto lineare e una composizione fatta di elementi geometrici semplici, delineando un disegno essenziale ma compatto. Il suo scopo quello di funzionare come contenitore multiplo di spettacoli e di cultura teatrale: concerti, esposizioni, conferenze, convegni, incontri con gli artisti, oltre ad un’ampia superficie di spazi di servizio. Il progetto della bella sala del quartiere Materdei per questa nuova stagione parte da lontano e riunisce storie importanti. Storie di ieri, oggi e domani. Con una stagione ricca di protagonisti, forte, variegata, rappresentativa dell’unione tra il nuovo ed il vecchio, il risultato: una grande officina di produzione oggi in crescita, nonostante le difficoltà implicite alla macchina. Il Bolivar infatti vive del solo sbigliettamento e non riceve attualmente aiuti dalle amministrazioni locali.
Una realtà singolare e caparbia che presenta un nuovo cartellone che vedrà – da ottobre 2019 a maggio 2020 – tantissimi spettacoli selezionati tra le proposte del panorama teatrale amatoriale, una selezione fra locale, nazionale e nuove produzioni. Fra tutto ciò che richiede attenzione.
“È stata tutta una vita di sacrifici e di gelo! Così si fa il teatro. Così ho fatto! Ma il cuore ha tremato sempre tutte le sere! E l’ho pagato, anche stasera mi batte il cuore e continuerà a battere anche quando si sarà fermato”. Eduardo De Filippo
Altra novità assoluta è Gigi Savoia da poco nominato Direttore Artistico del teatro, siglando un accordo triennale con la proprietà della famiglia De Luca, succedendo ad Emilio Fede. Savoia – alla sua terza esperienza alla direzione, dopo il quinquennio alla guida del Sannazaro e i quattro anni al Cilea – si dichiara entusiasta di questo nuovo impegno: “Sono molto soddisfatto dell’incarico che mi è stato affidato dalla famiglia De Luca – afferma l’artista -. La sfida non mi spaventa, anzi mi porta a credere che si possa scrivere un nuovo corso per questo teatro dalle potenzialità enormi. Abbiamo bisogno del sostegno del quartiere che ospita il Bolivar e allo stesso tempo è giunta l’ora di aprire le porte a tutta la città”. Attore di grande rilievo sulle scene nazionali ed internazionali – Savoia è uno di quelli a cui non si può fare a meno se si vuole ridere a crepapelle. Una verve comica autentica e mai scontata lo ha portato a diventare un volto noto e stimato del panorama campano riuscendo ad imporsi sul territorio nazionale e internazionale con estrema eleganza. La sua carriera – che dura da quasi quaranta anni – inizia negli anni ‘70 quando esordisce in uno spettacolo diretto da Mariano Rigillo, per poi passare nella compagnia di Eduardo De Filippo. Negli anni sono state innumerevoli le grandi collaborazioni, è stato diretto in palcoscenico da Francesco Rosi, Giorgio Albertazzi, Gigi Proietti, Luca De Filippo, Maurizio Scaparro, Armando Pugliese, Franco Però, Massimo Luconi. Al cinema ha recitato per Paolo Sorrentino, Nanni Loy, Stefano Incerti, Alessandro Siani, Francesco Antonio Castaldo ed è stato assistente alla regia di Giancarlo Giannini in “Ternosecco”. Vanta esperienze all’estero con il regista tedesco Fatih Akin che lo scelse come protagonista del film “Solino”, ed è tra i nomi principali del cast nella serie tv olandese “La Famiglia”. Figura, inoltre, in numerose serie televisive Rai e Mediaset. Una grandezza, una completezza quella di Savoia, che non poggia solo su un talento comico straripante e naturale. C’è dietro qualcosa in più: un pensiero, una consapevolezza, di sensibilità, di poesia…struggente, malinconica e terribilmente realista e partenopea.
“Ho accolto con grande entusiasmo il compito che mi è stato affidato da Toni De Luca – spiega Savoia – con il quale abbiamo già definito le iniziative che metteremo in campo. Ci sarà una scuola di recitazione, il recupero della Compagnia Stabile di Tradizione per giovani attori, l’apertura agli amatoriali che per definizione fanno teatro per amore”.
E continua: “Siamo all’opera per preparare un cartellone che porti a teatro soprattutto la gente del quartiere e, seguendo la vocazione musicale di questo palcoscenico, daremo spazio a concerti, teatro musicale, canzone classica e realtà innovative di oggi. Sono davvero felice per l’invito ricevuto dalla famiglia De Luca, un’istituzione di alto prestigio alla quale sono legato e con la quale desidero realizzare nuovi progetti, contribuendo alla crescita delle compagini artistiche del territorio e al rafforzamento della programmazione, grazie anche a contributo di questa famiglia che da sempre è dietro a questa meravigliosa realtà. Auspico di dare al Bolivar un volto definito e nuovo. Una caratterizzazione che da un lato lo avvicina alle altre sale teatrali napoletane per importanza e clamore, ma che dall’altro lo differenzia per tipologia di repertorio. Vorrei fare del Bolivar una sala dedicata al teatro musicale, al varietà, al cabaret all’operetta musicale. Sarebbe unico nel suo genere”.
È bello riportare in auge una tradizione ormai riposta in un cassetto, riallacciarsi alla tradizione con l’intenzione di portare in scena la qualità e l’eccellenza. L’esordio dell’operetta riveste un aspetto sociale di rilevante importanza nella cultura italiana. Immagini che oggi suonano vetuste ed impolverate, nel secolo scorso rappresentavano l’anima, il pensiero della nuova società, quella stessa che s’industrializzava e progrediva, e voleva salire la scala sociale in base alla proprie battaglie sul campo e non per titoli ereditati. L’operetta si diffuse in breve tempo sia a Vienna sia a Londra, dove fu imitata e copiata quella francese (in particolare Offenbach) importando con lo spettacolo anche il mito, tipicamente borghese, di Parigi come capitale del divertimento della spensieratezza.
“Il teatro resiste come un divino anacronismo”.
Orson Welles
“In questo Teatro, l’accoglienza che ho ricevuto ne è un segno – prosegue il Direttore Artistico – sento l’affetto di tutti coloro che vi lavorano, la loro dedizione e tanti ricordi della mia carriera che affiorano e diventano linfa per nuove suggestioni. È un piacere e un divertimento essere ora alla direzione artistica di questo teatro. Tantissime le novità, abbiamo creato il brand ‘BolivArte’ con il quale sigleremo tutte le iniziative e le produzioni del teatro, e ho intenzione di trasferire qui a Materdei il premio Antonio Allocca, un premio teatrale nazionale. Altra finalità del mio mandato sarà quello di organizzare un Cineforum di qualità, vista l’altissima performanza della struttura proiettiva del Bolivar”. “Una nomina quella di Savoia che deriva dalla stima e dalla fiducia verso di lui, – dichiara Toni De Luca – dall’avere riconosciuto in lui nel tempo occasioni curiose e sempre di grande finezza e spessore culturale; è anche una scelta che segna il riconoscimento da parte di una famiglia, un quartiere (essendo noi tutti nativi di questo posto) un’ istituzione artistica cittadina ad uno dei suoi rappresentanti piu’ illustri, presente sulle scene da quarant’anni e capace di attraversare le mode e le epoche mantenendo una coerenza stilistica di profondo pregio”. “Ho accolto questa nomina con profonda allegria e soddisfazione – continua Savoia – sono queste le sfide che fanno rinascere nell’animo dell’artista una nuova scintilla, che alimentano il fuoco dell’ arte. Napoli è vitale, attiva, una fucina vulcanica di creatività e di visioni (e talvolta di produzioni) che a volte non riescono ad avere il loro naturale sviluppo. Darò voce alle mille voci di Napoli, quelle che a volte da urla diventano mero sussurro, che implodono o prendono vita altrove o finiscono in un sottobosco fertile ma spesso nascosto”. Stiamo parlando di una città/universo/mondo – per dirla con parole di Enzo Moscato, oggi uno dei più importanti, prolifici e altrettanto maltrattati drammaturghi e autori di teatro viventi in Italia – che da sempre alimenta la scena artistica (non solo teatrale) nazionale ed internazinale, essa quindi necessita di persone (artisti e non) che si fanno testimoni – mettendosi in discussione – di tale responsabilità.
La mia trappola è il teatro come riflesso dell’umanità… Bisogna fare il teatro nell’entroterra del proprio io, questo il mio consiglio, gridare forte la propria voce dal basso, da uno scantinato, da un vicolo buio… farlo con tutta la forza di cui si è capaci. Emma Dante
Napoli è risaputo è luogo di contraddizioni, e Materdei accoglie simboli tanto di rinascita quanto di degrado, tanto di speranza e di riscatto quanto di violenza e di sconfitta.
La famiglia De Luca, con il Teatro Bolivar, dona un’arma fondamentale per combattere la decadenza del Quartiere: la cultura. Antonio De Luca, Toni, porta tutto il suo entusiasmo e fiuto in Teatro, lui è un imprenditore e intuisce quali prerogative sono necessarie per far crescere l’attività teatrale. Mette, dal 2014, al timone del Teatro sua moglie Romina che lavora da subito per creare una piccola e sana azienda di tipo familiare mantenendo inalterate le prerogative da lui lasciate: la disponibilità, il sorriso e la leggerezza. Ci crede Romina nel Progetto Teatro e un po’ alla volta ne costruisce la sua identità offrendo un’opportunità alle Compagnie semiprofessionali con il motto: “L’Arte Libera l’Arte”. Parte il tam tam, in Teatro arrivano personaggi storici, nuove proposte, e Romina per il 2019/2020 diventa l’ideatrice e la responsabile della Rassegna “Gli amici del Teatro Bolivar”. “La grande sfida per il marketing e la comunicazione di un teatro di quartiere – dichiara Romina – è mostrare, al quartiere prima, alla città poi, quello che c’è di “spettacolare” nel teatro attraverso linguaggi e media attuali, adottando politiche di prezzo diversificate e accessibili anche ai più giovani, e non solo durante particolari periodi. Oltre a questo ci dibattiamo attorno ad una programmazione artistica diversificata e per certi versi accessibile, che permette di coinvolgere un pubblico più vasto. Il concetto di “L’Arte Libera l’Arte” è alla base di ogni cosa. La nostra è una visione aperta e pronta ad innovarsi sempre sia da un punto di programmazione che di relazione con il pubblico che condiziona ovviamente la comunicazione. Altro obiettivo – con l’avvento di Savoia – è quello di investire sulla formazione sia del pubblico sia di coloro i quali vogliono avvicinarsi al mondo del teatro, creando legame in grado di proseguire nel tempo. Da sempre se si guarda alla nostra storia ci siamo distinti per varietà di programmazione. Da una parte abbiamo ospitato grandi concerti, uno spettacolo che, per caratteristiche strutturali, è più facile da veicolare; dall’altra, invece, la prosa, il varietà, l’operetta che si avvale di linguaggi diversificati e settoriali. Ora ci promettiamo di essere accanto al nostro quartiere…proiettati verso la città e aperti a nuove collaborazioni”.
Gino Paoli, Fabio Concato, Raiz, Fausto Mesolella, Bruno Bavota sono solo alcuni dei protagonisti che hanno caratterizzato le eterogene stagioni del Bolivar. Momenti performativi di pregio assoluto che hanno coinvolto migliaia di appassionati non solo napoletani, ma anche provenienti dalle più svariate città. Il Bolivar uno spazio straordinariamente eclettico, uno spazio polivalente, destinato in particolare alla voglia di ricerca, alla danza, alla sperimentazione contemporanea, a stages, workshops, convegni ed eventi musicali, oltre che sede naturale per il teatro musicale contemporaneo.
Oggetto di potenziamento e ammodernamento delle attrezzature tecniche alla riapertura, può oggi ospitare fino a 360 persone e si prepara ad essere, grazie alla nuova consapevolezza acquisita , un teatro non costruito in seno ai cambiamenti delle mode, ma in funzione della sola rappresentazione e dell’ipotetico pubblico. Uno spazio più razionale e pragmatica che sostiene e viene sostenuto dalla propria città.
di Teresa Mori