Una storia di vigorosa drammaticità che, se pure innestata in una realtà dichiaratamente popolare di una Napoli dell’ultimo Settecento, già segnata da tratti ottocenteschi com’è nella tradizione produttiva di Francesco Mastriani, pure sembra contenere al suo interno tutti gli elementi della grande tragedia, consoni a giustificare fino nella titolazione il riferimento alla più complessa figura della Medea di tradizione classica. Da questa suggestione, per un richiamo di sconfinamento in qualche modo naturale, nasce il progetto su testo e regia di Laura Angiulli: “Medea di Portamedina”. La trama di Mastriani rimesta negli elementi di un “popolare napoletano” trattato con sapiente mestiere: Coletta Esposito, è questo il nome della sventurata eroina, conduce infanzia e adolescenza fra le mura dell’Annunziata, e lì alleva nell’animo quella straziante fame d’amore il cui soddisfacimento, con passione tirannica, affida a Cipriano Barca, l’amante dalla cui relazione nasce una bambina. In scena Alessandra D’Elia, Massimiliano Gallo, Caterina Spadaro, Caterina Pontrandolfo con Paolo Aguzzi, Agostino Chiummariello, Michele Danubio, Luciano Dell’Aglio, Gennaro Maresca, Fabiana Spinosa, dal 26 aprile al 5 maggio.