Il 31 ottobre ricorrerà il 33esimo anniversario della morte di Eduardo De Filippo. Nel 1984, infatti, ci lasciava uno dei più grandi artisti della storia del Teatro, ma non solo. Per ricordarlo, ci siamo affidati anche alle parole di Dario Fo, a quasi un anno esatto dalla sua scomparsa. Ci lasciava, infatti, anche lui, caso vuole nello stesso mese, il 13 ottobre 2016.

Il ricordo di Dario Fo del grande Eduardo in un video per i 30 anni della scomparsa

A trent’anni dalla perdita del grande Eduardo, infatti, il Maestro Fo ha partecipato con un contributo video alla cerimonia svoltasi nell’Aula di Palazzo Madama in suo ricordo. Ed è quasi disarmante la passione che un personaggio così importante mette nel ricordare chi, nonostante non abbiano mai lavorato insieme (suo grande rimpianto, come dirà), ha sempre definito come suo amico.

“Eduardo De Filippo era un personaggio straordinario. Ed era soprattutto mio amico. Entrambi eravamo capocomici ed autori, oltre che attori. Il nostro rapporto era molteplice. Ci raccontavamo l’un l’altro i nostri temi. Le chiavi, le situazioni delle commedie che stavamo scrivendo. Ci vedevamo a Roma, nello stesso albergo, e lui raccontava le idee che aveva in mente, come svilupparle. E io a mia volta raccontavo le chiavi e le situazioni della commedia che stavo per scrivere”.

Dario Fo: “Con Eduardo ci siamo dati spesso il cambio nell’insegnare”

“Entrambi – continua – abbiamo insegnato Storia del Teatro all’Università di Roma, cercando di insegnare ai giovani come si scrive un testo. Lui aveva cominciato per primo. Poi un giorno mi disse che, pur piacendogli moltissimo insegnare, non ce la faceva più. Mi chiese se avessi potuto dargli il cambio per un po’ di tempo. Pur non avendo io stesso molto tempo a disposizione, accettai. Insegnai al suo posto forse per un anno circa. Successe lo stesso anche a Napoli, nelle carceri minorili della città. Era convinto di poter aiutare questi ragazzini a far qualcosa che li togliesse dalla mediocrità di certe situazioni. Trovare uno slancio, una passione. E dopo un po’ mi fece la proposta”.

Il sorriso amaro di Dario Fo: “Ci faceva divertire essere perseguitati dalla censura”

“Una delle cose che ci divertivano molto – racconta con un sorriso seppur amaro – era il fatto di essere perseguitati dalla censura. E soprattutto da parte di altri gruppi che facevano teatro. Anche perché avevamo il vantaggio verso il pubblico di fare incassi straordinario. Un giorno mi venne incontro e mi disse: ‘Forse divento Senatore. Provai a metterlo in guardia da alcuni possibili risvolti negativi o eventuali delusioni, ma lui rispose: ‘A me piacerà senz’altro’. Quando lo rividi tempo dopo, mi parlò della fatica di voler battersi con della gente che faceva ciò per mestiere, non perché pensasse di servire con il suo impegno a qualcuno o a qualcosa”.

“Ricordo molto bene – aggiunge – anche la tenerezza e l’amore che Eduardo aveva per il figlio Luca. Cose che mi hanno commosso sempre. Ha trovato difficoltà per convincerlo a fare l’attore, a recitare. Così come io stesso ho avuto con mio figlio. Ho visto Luca recitare alcune volte a Napoli e Milano e mi ha impressionato. Lo conoscevo, per averlo incontrato a casa di Eduardo. Ed era timido. Non parlava o raccontava le cose con facilità. Era persino ostile. In palcoscenico mi meravigliò la freschezza e persino l’aggressività con cui prendeva in mano i personaggi. Non copiava dagli attori che avevano realizzatola parte prima di lui. Si vedeva lo sforzo di essere fresco e a livello dei personaggi. Questa sua smania di dimostrare la forza, il tempo, lo spirito, era di una commozione enorme. E mi ha fatto piacere che lui stesso mi abbia chiesto di ricordare suo padre dopo la morte. Ho avuto occasione di farlo al suo funerale. La commozione non mi permetteva di essere pulito, chiaro e soprattutto esplicito come avrei voluto essere”.

“Una cosa mi dispiace del mio incontro con Eduardo – conclude – è di non essere mai riuscito a recitare con lui. Una commedia, un pezzo, un gioco di botta e risposta, magari due personaggi che s’incontrano e interagiscono, commentando con forza le proprie idee”.