Vincenzo Salemme il 24 luglio scorso ha compiuto 60 anni. Età che consente di trarre un bilancio di ciò che è stato. Se non altro di potersi guardare dietro e vedere abbastanza da rendersi conto di quanto positiva o meno sia la propria vita. E quella dell’attore e regista lo è sicuramente. Con ancora tanti progetti in mente, tra cinema e tv, non si può non partire, però, nel rivedere e rivivere la carriera di Vincenzo Salemme, dal teatro. E, in particolare, dall’incontro con Eduardo De Filippo.

Vincenzo Salemme incontra Eduardo De Filippo nel 1977

Salemme si diploma presso il Liceo Classico Umberto I di Napoli, e si iscrive alla Facoltà di Lettere e Filosofia presso l’Università Federico II di Napoli. Nel 1976 venne scritturato dalla Compagnia Teatrale di Tato Russo. Il debutto come attore avviene nella commedia ‘Ballata e morte di un capitano del popolo’. Tratta da un romanzo di Luigi Compagnone. Nel 1977, si trasferisce a Roma, dove avviene l’incontro con Eduardo.

A propiziarlo è Sergio Solli, con il quale Salemme aveva fatto alcuni lavori. L’attore, già affermato, lo porta a Cinecittà a conoscere il grande drammaturgo. Il dialogo sembra già la base per una commedia, come racconterà lo stesso Salemme in un’intervista a ‘Famiglia Cristiana’ anni dopo. “Solli mi presentò: ‘Direttò, questo ragazzo vorrebbe fare la comparsa’. Eduardo mi guardò e chissà per quale ragione, forse perché mi vide magro magro, rispose: ‘No, facciamogli dire un paio di battute, così piglia la paga da attore’. Così cominciai a lavorare per lui”.

Con la compagnia di De Filippo partecipò a ‘Quei figuri di tanti anni fa’ (come comparsa), ‘Il cilindro’ e ‘Il sindaco del rione Sanità’ che furono poi trasmesse da Rai Uno tra il 1978 e il 1979. La collaborazione con la Compagnia di Eduardo De Filippo continuò fino al 1984 (anno della morte di Eduardo) e proseguì con il figlio, Luca De Filippo, fino al 1992.

Le ultime parole di Eduardo De Filippo nel ricordo di Vincenzo Salemme

E’ lo stesso Salemme a raccontare, durante una trasmissione televisiva, l’ultimo incontro con Eduardo. “Era l’ultimo giorno di prove, prima della partenza per Salsomaggiore dove sarebbe morto. Eravamo a casa sua. E lui faceva fatica ad alzarsi dalla poltrona per insegnarci il ruolo. A un certo punto ci guardò e disse: ‘Domani parto, chissà se ci rivedremo’.”

Maestro severo, ma del quale Salemme ha sempre portato con sé uno splendido ricordo. “Aveva vissuto una vita dura. Con la guerra, il rapporto con i fratelli e la sua famiglia. E portava tutto ciò anche in teatro. Nel suo modo di recitarlo e viverlo. Ma era capace anche di grandi dolcezze e confessioni durante le pause. Raccontava molti aneddoti”.

Il teatro, insomma, al di là dei successi cinematografici, che resta la sua grande passione. Ancora oggi, come sempre. Tanto da aver sempre detto: “Sono nato con la voglia di fare teatro e morirò con questa voglia. Non so quando accadrà, ma mi auguro di morire sopra un palcoscenico”.