RECENSIONE – Al Teatro Bolivar di Napoli, il 5 aprile scorso, è andato in scena “Sagoma – monologo per luce sola”, un’opera che ha visto protagonista Nando Paone, attore di spicco nel panorama teatrale e cinematografico italiano. Con una carriera che abbraccia decenni, Paone ha saputo destreggiarsi abilmente tra ruoli comici e drammatici, dimostrando una versatilità rara e una profondità interpretativa che lo hanno reso un volto amato dal pubblico.
In “Sagoma”, scritto da Fabio Pisano e diretto da Davide Iodice, Paone interpreta un attore alla ricerca del controluce perfetto per il suo spettacolo, una metafora della sua esistenza vissuta sotto riflettori spesso accecanti. Questa ricerca diventa un viaggio introspettivo, un tentativo di mostrarsi al pubblico nella sua autenticità, al di là delle aspettative e delle etichette imposte dalla carriera. Come lo stesso Paone sottolinea: “Sagoma, per me, rappresenta quel crinale che vede da un lato l’attore comico e dall’altro l’attore senza aggettivo. L’attore e basta. Ho sempre alternato ruoli comici a ruoli non comici, convinto che un attore debba poter comprenderli tutti. Proprio per essere conosciuto, al di là della riconoscibilità” .
La scena è condivisa con Matteo Biccari, che interpreta un tecnico intento a regolare l’illuminazione, simbolo delle maestranze teatrali spesso invisibili ma fondamentali. La loro interazione, mediata dalla luce, si sviluppa su un piano quasi monologico, esplorando la precarietà del mestiere dell’attore e l’essenza stessa del teatro. La regia di Iodice enfatizza questa dualità, creando un’atmosfera intima e riflessiva che invita lo spettatore a una profonda introspezione.
“Sagoma” si rivela quindi non solo un’esibizione teatrale, ma un’esperienza che interroga il senso dell’essere attore e dell’essere umano, attraverso la luce e l’ombra che definiscono la nostra esistenza. Un’opera che conferma ancora una volta il talento e la sensibilità di Nando Paone nel portare in scena le complessità dell’animo umano.