Napoleone: la morte di Dio

ph-Flavia-Tartaglia

RECENSIONE“Napoleone. La morte di Dio” è stata tanto profonda quanto provocatoria, portata alla vita da Davide Secco, autore e regista. Il cuore pulsante di questa rappresentazione è Lino Guanciale, affiancato dalla meravigliosa voce di Simona Boo e da Amedeo Carlo Capitanelli. Guanciale offre una performance che supera ogni aspettativa, alla prima del Teatro Bellini.
Il suo personaggio è un figlio che, nel 1834, ha perso suo padre, ma il dolore di quel momento ritorna nel 1840, quando le spoglie di Napoleone Bonaparte tornano in patria. Questo evento dà vita a una riflessione profonda che equipara il padre defunto, Napoleone e Dio come tre grandi figure umane. Il confine tra il sublime e il ridicolo è delicato: Dio, l’essere perfetto, è presentato anche attraverso un’immagine umana e imperfetta, un tocco di umorismo oscuro.
Guanciale interpreta un uomo senza nome, rappresentando così l’umanità nel suo insieme. La pièce mette in scena la lotta dell’uomo reale con la sua interiorità. Non offre riflessioni nuove sulla morte, la nostalgia o la malinconia, ma mira a toccare le corde emotive profonde degli spettatori.
L’uso delle luci è straordinario durante tutto lo spettacolo. Le variazioni luminose segnano i cambiamenti di stato del protagonista e il suo viaggio emotivo. Simona Boo, con la sua voce incantevole, accompagna e amplifica le emozioni dell’attore.
Il tema della paura e della memoria è centrale. La paura di dimenticare e la paura di ricordare sono affrontate con profondità. La lettura e la scrittura emergono come strumenti vitali per affrontare queste paure e elaborare le fragilità umane.
Consigliato a un pubblico di tutte le età in cerca di un’esperienza emozionante e di una riflessione sulla fragilità umana, “Napoleone. La morte di Dio” è uno spettacolo che non deluderà le aspettative.