Al Teatro San Ferdinando in scena “La Lupa” di Giovanni Verga

NAPOLI – Al Teatro San Ferdinando, dal 5 al 10 marzo, va in scena “La Lupa” di Giovanni Verga

La tragica vicenda ottocentesca dello scrittore catanese diventa un manifesto attualissimo sui pregiudizi e le convenzioni sociali.

Un viaggio nell’universo donna alla ricerca di una femminilità libera da legacci, sfrontata e leggera, che non le manda a dire.

Prodotto dal Teatro Stabile di Catania con il Teatro della Città di Catania nel 2022 in occasione del centenario della morte di Giovanni Verga, arriva da martedì 5 a domenica 10 marzo al Teatro San Ferdinando, l’allestimento diretto e interpretato da Donatella Finocchiaro – nel ruolo della protagonista Gnà Pina – di La Lupa di Verga, nell’adattamento drammaturgico firmato da Luana Rondinelli.

Nei movimenti di scena di Sabino Civilleri affiancano Donatella Finocchiaro nella trama della vicenda verghiana, Bruno Di Chiara nel ruolo di Nanni Lasca e Chiara Stassi in quello di Mara, accompagnati da Ivan Giambirtone, Cosimo Coltraro, Alice Ferlito, Laura Giordani, Raniela Ragonese, Luana Rondinelli, Federica D’Amore, Roberta Amato, Giuseppe Innocente, Gianmarco Arcadipane.

Le scene e costumi sono di Vincenzo La Mendola; le musiche di Vincenzo Gangi; le luci di Gaetano La Mela.

Più volte portata in scena – a partire dal 1896 con la Compagnia Virginia Reiter e Flavio Andò, al 1921 da Maria Melato, al 1965 nell’acclamata regia di Franco Zeffirelli con Anna Magnani, ed anche sul grande schermo da Alberto Lattuada nel 1953 a Gabriele Lavia nel 1996 con Monica Guerritore – la tragica vicenda tra Gnà Pina, detta la Lupa per la sua disinvolta e “scandalosa” condotta sentimental-sessuale, ed il giovane bracciante Nanni Lasca, viene riproposta dall’attrice e regista Donatella Finocchiaro ambientata nella Sicilia degli anni a cavallo tra i ’50 e i ’60 del secolo scorso.

«La mia Lupa – sottolinea Donatella Finocchiaro – è una donna che non si vergogna della sua sensualità e viene per questo additata dal contesto sociale perché libera, strana, diversa. Lei, che di quella tentazione amorosa e carnale per il giovane Nanni si considerava la vittima. L’ossessione la spinge fino al gesto estremo di dargli in sposa la figlia Mara, pur di non perderlo». «Anche Nanni – continua l’attrice – cade in questo vortice, si trascina a ginocchioni in penitenza lungo la processione, ma non riesce a liberarsi dalla tentazione della Lupa. Il gioco tra vittima e carnefice è un gioco al massacro. Insieme vivono nel “peccato” e nella follia, e forse solo la morte potrà salvarli».

«Nel testo – prosegue la Finocchiaro – viene amplificato il punto di vista della donna e della possibilità di vivere la propria vita sentimentale e sessuale liberamente, a dispetto di un ambiente retrogrado sempre pronto a puntare il dito contro quello che succede nelle vite e nelle case degli altri. Una lettura al femminile che esalta alcuni aspetti dell’opera verghiana».

 

A proposito della genesi dello spettacolo l’attrice catanese racconta: «La proposta di portare in scena La Lupa nell’anno in cui cadeva il centenario della morte dell’autore de I malavoglia, mi arrivò dal direttore dello Stabile di Catania Luca De Fusco, ma mancava il regista. Io ero felicissima di interpretare Gnà Pina, me lo sentivo addosso come personaggio, ma non trovavamo un nome che ci convincesse per la regia. Fu Emma Dante a suggerirmi di buttarmi nell’avventura, ma io non volevo, non ero convinta di poter essere interprete e anche regista della messa in scena. Ma ci ripensai e decisi che forse valeva la pena di provare a misurarmi per la prima volta anche da regista di una vicenda la cui eco risuona drammaticamente attuale. E sono felice di aver avuto questo coraggio, e tirare fuori una femminilità contemporanea che balza felice dalla riscrittura tratteggiata da Luana Rondinelli e dall’ambientazione temporanea.  Attorno a Gnà Pina e Nanni si muove un universo ristretto, un contesto sociale popolato da prefiche, donne curtigghiare che sparlano, che bisbigliano. Saranno loro a giudicare e sobillare Nanni che confesserà al prete il bisogno di doversi liberare. Liberare da cosa? Dalla tentazione rappresentata dalla Lupa. Dall’inferno in cui lei lo costringe. E noi donne siamo le vittime che vengono uccise perché non riesci a liberarti da loro».

«Non è uno spettacolo verista – sottolinea ancora la regista/interprete – perché la Lupa è troppo erotica, troppo sessuale, troppo tutto per essere ottocentesca. Nell’adattamento del testo teatrale di Verga “usiamo” il personaggio per parlare di femminilità, di sensualità, di donne, donne con la D maiuscola e nel finale anche di femminicidio, del rapporto spesso malato tra uomo e donna, dove l’uomo si sente quasi giustificato a dover uccidere la tentazione, difendersi da questa sensualità eccessiva delle donne, percepite dall’uomo come diavoli tentatrici. In questo ritengo il testo di una contemporaneità agghiacciante».

progetto drammaturgico Luana Rondinelli
movimenti di scena Sabino Civilleri

con

Donatella Finocchiaro nel ruolo di Gnà Pina detta la Lupa
Bruno Di Chiara nel ruolo di Nanni Lasca
Chiara Stassi nel ruolo di Mara

e

Ivan Giambirtone, Cosimo Coltraro, Alice Ferlito, Laura Giordani
Raniela Ragonese, Luana Rondinelli, Federica D’Amore, Roberta Amato
Giuseppe Innocente, Gianmarco Arcadipane

scene e costumi Vincenzo La Mendola
musiche Vincenzo Gangi
luci Gaetano La Mela

una coproduzione Teatro Stabile di Catania, Teatro della Città centro di produzione teatrale – Catania

Per informazioni circa l’acquisto del biglietto è possibile contattare il botteghino al numero
tel.081.5513396 | e-mail: biglietteria@ teatrodinapoli.it