SAN FERDINANDO 70 Teatro di Eduardo, Teatro di Tutti (1954-2024)

NAPOLI Il Teatro San Ferdinando, lunedì 22 gennaio, festeggia i suoi 70 anni di vita (1954-2024).

«Il San Ferdinando è un luogo speciale – dichiara il direttore Roberto Andò –  perché pensato da un uomo di teatro consapevole dell’importanza di ritrovare una perfetta corrispondenza tra ciò che avviene sul palco e la platea, tra gli artisti e gli spettatori che vi si ritrovano avvinti in un solo respiro, in un solo battito di cuore. Il San Ferdinando sta a Eduardo come il Globe sta a Shakespeare. Un teatro che ha un carattere unico anche nell’essere contemporaneamente un condominio, con finestre di abitazioni private. Un luogo dove ancora oggi si mescolano le finzioni della vita e le verità del teatro. 70 anni sono un tempo relativamente lungo per misurare il senso di un teatro e la traccia che ha lasciato in una comunità. A noi, il dovere di continuare a tessere l’ordito di una trama sensibile e fragile e di onorare la memoria di chi ci ha creduto, Eduardo e Luca».

Il 22 gennaio 1954 viene inaugurato il nuovo Teatro San Ferdinando. La sera precedente
Eduardo De Filippo aveva raccontato al pubblico il suo sogno ora diventato realtà. Non
un monumento ma un teatro aperto a tutti.
Il San Ferdinando era nato tra il 1790 e il 1791, nell’arco di due secoli aveva visto
spettacoli lirici e poi prosa, sceneggiate, avanspettacolo, cinema.
Le bombe tedesche ed americane scaraventate su Napoli nel 1943, rischiarono di farlo morire definitivamente.
Perché non ve lo accattate voi? Furono queste le parole del proprietario Giuseppe Golia che non voleva vedere quelle macerie sparire per sempre… le offrì ad un poeta dal volto amaro di disoccupato cronico, come lo definì
Orio Vergani, un attore che al teatro stava dando tanto: Eduardo De Filippo. Figlio di Eduardo Scarpetta, fratello di Titina e Peppino, autore di
Napoli milionaria! e di Filumena Marturano, Eduardo stava finalmente vivendo una situazione economica serena, tale da proteggere i suoi figli Luca e Luisella che, con il teatro, erano la sua ragione di vita.
Perché non lo comprate voi… la domanda gli rimbombava nella testa dopo quell’incontro… Lo comprò con tutto il pacchetto di voci che ancora parevano vibrare tra quelle pietre come volessero tornare a recitare: Federico Stella, Annetta Lazzari, Giuseppe Pirone, lo stesso Eduardo Scarpetta. Lo comprò con tutta la memoria delle opere di Mastriani, di Minichini, di Di Majo. Si fermò Eduardo per chiedere finanziamenti allo Stato ma ricevette solo rifiuti: il teatro gli venne comunicato non è di pubblica utilità.


E allora chiese al Sottosegretario allo spettacolo Giulio Andreotti:
io e lei che ci stiamo a fare? Non si arrese, decise di finanziarlo con le sue forze quel suo sogno perché il teatro è cultura, è lavoro.
È un atto di amore verso mio padre. Io sono figlio del teatro e al teatro devo tutto,
ripeterà. Per mesi si impegnò duramente ma i debiti aumentavano: quel sogno rischiava
di diventare un incubo. Le banche iniziarono a dargli fiducia, tutto quello che guadagnava
però andava a loro. Napoli era in subbuglio: Eduardo De Filippo sta ricostruendo un
teatro!
La logica sottolineava Vito Pandolfi consiglia di fare un’operazione del genere
in altre città… E volendolo pur costruire a Napoli, come si fa a stanziarsi nel povero e
periferico quartiere di Foria?
Il poeta Eduardo stava realizzando ciò che nessuno altro avrebbe potuto e saputo creare.
Accanto a lui c’erano i suoi figli e Thea sua moglie; c’erano Titina e Peppino, preoccupati ma anche fieri di una impresa che in quegli anni aveva dell’incredibile. E Titina, senza
confessarglielo, poggiò in una delle fondamenta del teatro in costruzione un rosario, perché potesse proteggere nel tempo l’edificio e suo fratello.
A chi gli faceva visita Eduardo raccontava:
A fora siamo nel 1779, o, perlomeno, ci passiamo vicino… A dinto siamo più avanti del 1954…
Le poltrone verdi profilate di argento e il velluto rosso del sipario lasciavano senza
parole. I palchi avrebbero avuto il nome di un artista: Eleonora Duse, Raffaele Viviani,
Giacinta Pezzana, Petrolini, Scarpetta così sarebbero vissuti tutte le sere. Eduardo stava
realizzando l’impensabile.


La sera del 22 gennaio il teatro è aperto al pubblico con La Palummella zompa e vola
di Antonio Petito, regia di Eduardo e di Vittorio Viviani: Titina fa gli onori di casa.
Sul palcoscenico spiccano le rose rosse di Peppino. Le auto intasano le stradine, gli
abitanti del quartiere, i ragazzini curiosi, si mescolano con signore eleganti.
Napulitane belle annuncia un manifesto che percorre la città questo teatro avrà
biglietti a prezzi modici perché sarà di tutti: 500, 400, 300 200 lire…
Eduardo indossa la maschera nera e nasuta di Pulcinella: ha provato tanto, perché
in quella maschera c’è lo spirito di un popolo ed è complicato interpretarlo. Accanto
a lui Salvatore De Muto, l’ultimo Pulcinella. Così inizia la storia del nuovo Teatro San
Ferdinando: anche se i debiti aumenteranno anno dopo anno, anche se dovrà ipotecare
tutto quello che ha, anche se i muri di gomma lo indigneranno, Eduardo continuerà a
calcare quelle tavole con le sue opere. Non lo venderà quel teatro nemmeno quando colpito
dall’inconcepibile dolore per la morte di sua figlia sospenderà tutto, anche le compagnie
“Il teatro di Eduardo” e “la Scarpettiana” pensata come scuola di attori e in omaggio a
Eduardo e Vincenzo Scarpetta. Dopo la sua morte, il San Ferdinando tornerà a vivere grazie
a suo figlio Luca che lo donerà alla città di Napoli:
Io tenterò solo di metterlo in moto,
soprattutto nel ricordo di mio padre. Poi deve essere un teatro veramente aperto a tutti.
Nonostante tutto Eduardo ha vinto la sua battaglia.