RECENSIONE – È andato in scena, al Teatro Nuovo di Napoli, lo spettacolo “Tutte le notti di un giorno”, una storia di amore sull’incapacità di amare. Gli attori Claudio Di Palma e Marina Sorrenti, lo presentarono, in sola lettura drammatica, all’edizione 2020 del Campania Teatro Festival in prima assoluta presso il Bosco di Capodimonte. L’opera di Alberto Conejero era stata tradotta, per la prima volta in italiano, su commissione dell’Istituto Cervantes. Nell’estate del 2023 lo spettacolo, riallestito dalla stessa Sorrenti con la regia del giovane Manuel Di Martino, è stato presentato, sempre al CTF, con scenografia di impatto a cura dell’Accademia di Belle Arti di Napoli, su palco posizionato nel giardino di Villa Floridiana. Spiccano nell’insieme anche i costumi, soprattutto quello di lei, di un eloquente rosso, a cura di Annamaria Morelli. Lo spettacolo è stato prodotto da Itinerarte e presentato da Ente Teatro Cronaca.
La storia è quella di due solitudini che si incontrano nel buio degli animi, nel crescendo di un mistero che lo spettatore seguirà con interesse. Silvia è la nipote del proprietario di una maestosa villa con giardino, che resta da sola dopo il suicidio di lui. Samuel è il giardiniere (figlio di giardiniere) che si candida per prendersi cura di quelle meravigliose, rare e preziose piante e che nella serra identifica la sua dimensione di vita ideale. Il suo animo è pacato e nella sua definizione di giardiniere è inserita la parola “amore”, «colui che ama l’attesa e il silenzio». Lui ci si ritrova a pieno, non c’è niente di più misterioso del cuore di un giardiniere. Per lui il mondo vegetale non è tranquillo e remissivo ma, invece, resiliente, in continua lotta per liberarsi dalle radici. La sua pianta preferita in quel giardino è un cactus, “la regina della notte”, che «può resistere, trattenere il respiro per sopravvivere senza fare rumore». Questi i discorsi in cui si riconoscevano entrambi, Samuel e Silvia, per sofferenza e solitudine. Entrambi in continuo movimento all’interno e all’esterno dell’imponente serra, che conduce, chi li segue, avanti e indietro nel tempo, dalle loro prime conversazioni ad un drammatico epilogo. Il mistero infatti si infittisce quando, in una notte di pioggia, Samuel, molto provato, è raggiunto dalla polizia per rispondere ad un interrogatorio di indagine sulla scomparsa di Silvia. In particolar modo perché, prima di sparire, ella lo ha designato come unico amministratore di tutti i suoi beni. Molti avevano notato l’amorevole dedizione di lui degli ultimi mesi ma anche l’irrefrenabile irrequietezza di lei. Da destare sospetto.
Di Palma e Sorrenti, molto avvincenti nell’interpretazione, brillano nella penombra. Portatori di una storia che al pubblico vuole consegnarsi nella sua struggente autenticità. Per raccontare quegli amori veri che diventano impossibili per il carico di intimi e segreti ricordi. E che si salvano, a modo loro, in un “per sempre” costruito, per resistenza, in uno spazio di libertà insospettato.