Essenze jazz è il concerto di tutto il cammino artistico di Eduardo De Crescenzo, di una vita vissuta sul palco.

Un concerto che riesce a miscelare come d’incanto: il rigore della sua formazione classica, le atmosfere raffinate del jazz, il ritmo serrato del “vocalizzo scat” nero e napoletano, la passione del mèlos greco che vibra intensa attraverso quella “voce strumento” che arriva dritta al cuore. E’ così che diventa una biografia musicale o “l’essenza” di tutti i suoi talenti.

La musica di Eduardo De Crescenzo è complessa, fatta di melodie e armonie colte, di tempi e ritmi sperimentali o meditati, di silenzi e afonie che pure fanno vibrare l’aria; eppure la sua voce magica la rende fluida e accessibile anche al grande pubblico.

Felice l’incontro con i grandi musicisti che lo accompagnano sul palco, in dialogo continuo con la sua musica: a tratti assorti, quasi ammaliati da “quella voce” che può tutto; a tratti protagonisti delle composizioni estemporanee personali e virtuose che si creano durante il concerto.

Enzo Pietropaoli contrabbasso; Marcello Di Leonardo batteria; Stefano Sabatini pianoforte; Daniele Scannapieco sassofono; Lamberto Curtoni violoncello.

Napoli a Teatro ha avuto il piacere di intervistare il maestro De Crescenzo, che ha risposto ad alcune domande sul concerto e sulla sua musica.

Essenze jazz, come è nata l’idea di interpretare le Sue canzoni in chiave jazz?
“Il jazz è solo un colore, una possibilità di scale musicali aperte che meglio mi permettono di esprimere alcuni aspetti della mia musicalità: il gusto per l’improvvisazione, la possibilità della composizione estemporanea che avviene sul palco durante il concerto.
In verità non penso che la musica contemporanea si possa identificare in ‘etichette’ così pure. Io stesso farei fatica a separare le influenze classiche, jazz, pop o mediterranee che comunque sento passare nelle mie canzoni”.

Il jazz è l’esperienza musicale che ha contato di più nella Sua carriera?
“Il jazz mi ha insegnato la possibilità di ‘suonare la voce’ al pari di qualsiasi strumento ma è solo un aspetto, il resto dell’emozione lo cerco nella vita vissuta o in altre esperienze musicali che pure sono state fondamentali nella mia formazione”.

Quanti anni aveva quando ha cominciato a suonare? E come mai la scelta della fisarmonica?
“Ho cominciato a suonare ‘a orecchio’ a tre anni, a cinque iniziavo gli studi di musica classica e debuttavo al Teatro Argentina di Roma come fisarmonicista.
Perché sono stato attratto dalla fisarmonica non lo so, è stato un istinto. Oggi, forse, capisco l’importanza che ha ‘il mantice’ nel dialogo musicale con la voce ma certo, allora, non ne ero consapevole”.

Qual è il suo rapporto con il Teatro?
“Profondissimo, come spettatore, innanzitutto. Mi piace l’idea di sedermi e condividere in diretta quello che succede sul palco. Per ‘ESSENZE’ credo sia la dimensione di ascolto ideale. E’ un concerto particolare perché diventa quasi un racconto di tutta la mia vita artistica, attraverso le canzoni ma anche attraverso tutte le esperienze musicali che hanno segnato il mio percorso”.

Cos’ha rappresentato e cosa rappresenta Napoli per Eduardo De Crescenzo, come artista e come uomo?.
“Napoli è il ventre, sono le radici. Nel bene e nel male ritrovo la mia identità”.

Le sue canzoni sono famose e tradotte in tutto il mondo. Ce n’è una alla quale è più affezionato?
“Non ho mai vissuto la mia musica come ‘canzone’. Per me è come se fosse una canzone unica che rispecchia i giorni belli, quelli duri, quelli leggeri… la musica che fai è il suono interiore di un musicista”.

Quali sono i Suoi progetti per il futuro?
“Suonare e cantare, com’é sempre stato”.

di Francesco Monaco

 

Per info e prenotazione biglietti QUI