Dopo le monumentali 24 ore di Mount Olympus – To glorify the cult of tragedy – un trionfo stellare sulla tragedia greca (premio Ubu 2016 come migliore produzione straniera), Jan Fabre presenta in anteprima mondiale al Napoli Teatro Festival Italia la sua nuova visionaria creazione Belgian Rules/Belgium Rules, un’importante coproduzione europea della Fondazione Campania dei Festival. Lo spettacolo è in scena sabato 1 luglio (dalle ore 20.30) e, in replica, domenica 2 dalle ore 19) al Teatro Politeama di Napoli, poi debutterà in prima mondiale il 18 luglio all’ImPulsTanz Festival di Vienna ed a settembre sarà nuovamente in Italia, il 30 settembre al Teatro Argentina per il Roma Europa Festival, ripresa di una lunga tournèe internazionale che proseguirà a Siviglia, Amsterdam, Anversa.

A essere glorificato dai suoi ‘guerrieri della bellezza’ (definizione che Fabre ha dato ai suoi performer) è questa volta il Belgio, propria terra natia. Una dedica, come quella che Fellini fece alla sua Roma, attraverso tutti gli elementi che hanno fondato e reso celebre l’estetica dell’artista. “Il teatro giaceva alla nascita di questo piccolo Paese – afferma Jan Fabre  – e il teatro è ciò che di questo piccolo Paese rimarrà. Il Belgio sta scoppiando tra burocrazia e formalità forzata. Uno Stato artificiale e instabile, utilizzato come palcoscenico per guerre altrui”.

Belgian rules/Belgium rules è una sfida nella scia delle celebri perfomance di Fabre e della sua compagnia Troubleyn: 3 ore e 55 minuti per mostrare un “autoritratto” del Belgio, ironico e tagliente, affidato a 15 performer – tra cui le star Annabelle Chambon e Cédric Charron –  con la collaborazione del cantautore Raymond van het Groenewoud.

Birra, poesia, scheletri per disegnare un Paese “brutto e piccolo – sottolinea Jan Fabre –  dal cielo grigio e piovoso, ma anche terra di giganti come Rubens, Van der Weyden, Bruegel e Magritte, maestri che ci hanno insegnato a guardare oltre i limiti della realtà”.

Jan Fabre spiega che questo spettacolo è anche “una dichiarazione d’amore critica” fin dal titolo, volutamente ironico e con doppio significato: Belgian rules, le regole belghe e Belgium rules che fa il verso al Rule, Britannia! di quando l’Inghilterra dominava il mondo. “Solo che detto da un Paese piccolo, che non ha mai avuto un vero potere egemone, suona ridicolo. Oggi il Belgio è al centro dell’Unione Europea, anche a livello istituzionale, ma anche del terrorismo e questo –  secondo l’artista fiammingo – non è una coincidenza”.