Ci sono due fratelli in questa storia. Uno dei due muore (Quello che è morto) e l’altro (Quello che parla) non si sveglia la mattina del funerale. Per guarire, forse, decide di diventare tanatoprattore – una figura professionale specializzata nella cura delle salme. Questa padronanza tecnica e questa vicinanza fisica con la morte è senz’altro un primo passo, per il personaggio di Quello che è morto, verso un rapporto più sano, più frontale, con la morte. Gli permette di svegliarsi. Ma è proprio nella finzione e quasi grazie al gioco teatrale – inteso qui sia come atto della parola pubblica (il nome del personaggio è proprio: Quello che parla) che come capacità di immaginare cose che non esistono e di interagire con esse – che potrà realmente dire addio al fratello.