“La tempesta” è considerata l’ultima opera di William Shakespeare.
È, questa opera, il suo testamento spirituale e il suo addio alle scene, l’opera che raccoglie tutta la sua poetica e il suo amore per il teatro.
“La tempesta” è una tempesta di parole, di immagini e di suoni che, come naufraghi, ci trasporta su un’ isola incantata, un’isola in cui si rappresenta la storia del mondo, con i suoi giochi d’amore e potere in un infinito e circolare ripetersi. Prospero, vittima di un’ingiustizia, è esiliato su un’isola assieme a sua figlia Miranda.
Egli scatenerà la tempesta del titolo per portare sull’isola stessa coloro che determinarono la sua condizione di esule, per poter compiere la sua vendetta.
I protagonisti di questo adattamento sono il mago Prospero, duca di Milano, sua figlia, l’innocente Miranda, il suo innamorato Ferdinando, futuro Re di Napoli, Ariel, spiritello dell’aria e Calibano, lo schiavo, il triste diavolo, la lenta tartaruga, il pesce crapulone, colui che anela ad ascoltare nuove storie in cui le parole diventino strumento di libertà. Tutti, in questo dramma, sono schiavi di qualcuno e tutti anelano ad una forma di libertà.
La decostruzione e la successiva ricombinazione, narrativa e scenica, dei topoi caratterizzanti del testo è avvenuta a partire da tre termini chiave: magia, isola, schiavo.
Un’isola, un palcoscenico, che pone gli attori e i personaggi al centro di un’installazione d’arte contemporanea. Isola e magia si fondono e si esaltano – attraverso le installazioni create da Antonella Romano – per dare vita a un luogo magico dove, alla fine, Prospero rinuncerà alle arti magiche con uno dei più famosi monologhi della storia dl teatro, noto riferimento a Shakespeare che con quest’opera abbandona il teatro per riconciliarsi con se stesso e la società.