Il lager potrebbe essere esplorato all’infinito, perché nelle sue pieghe, sembra di cogliere tutte le sfumature che appartengono all’agire dell’essere umano, soprattutto nella sua zona di ombra, con qualche bagliore di luce. Il tema si presenta spinoso, come i fili che definivano i confini del lager, poiché è nei silenzi, nel non detto, che si percepisce il peso di una materia troppo complessa per essere esposta. La messinscena prende la forma di un requiem, dedicato a chi nel mondo è oppresso e soppresso dai poteri forti.