Non ci fu alcuno che non sentisse la febbre del delirio e che non commettesse inconsulti atti di disperazione.
Così Ariel racconta la tempesta scatenata da Prospero che travolge l’ordine, mette in discussione le gerarchie sociali, crea caos, spaesamento, confusione. Nella sua acclarata complessità La Tempesta condensa all’interno della sua struttura drammaturgica e tematica varie istanze che pertengono all’opera di Shakespeare nella sua totalità, tanto che alcuni vi ravvisano un compendio della stessa, facilitati pure dalla sua collocazione cronologica, trovando nelle parole e nella figura di Prospero una sorta di parallelo e di congedo. La Tempesta mette in discussione il potere costituito: chi può governare? La sovranità è necessaria? Importa assai del re a questi colpi di mare furibondi grida il Nostromo. L’isola diventa palcoscenico in cui il sottile limite tra illusione e la realtà sembra svanire in una pace che evocata rimanda a quell’orizzonte di speranza e velata malinconia che chiude la commedia.