La “Ninfa Plebea” di Baba Yaga Teatro al CTF25

NAPOLI – Per il Campania Teatro Festival 2025, Baba Yaga Teatro presenta il suo adattamento “Ninfa Plebea – Favola in musica”, spettacolo di Rosalba Di Girolamo scritto con la consulenza alla sceneggiatura di Lucia Rea. Andrà in scena in Sala Assoli il prossimo 10 luglio alle ore 21. Lo spettacolo è patrocinato da: Fondazione Premio Napoli, Comitato centenario Domenico Rea, UIL Pari opportunità. In scena: Antonello Cossia, Rosalba Di Girolamo, Annalisa Madonna (voce), Jennà Romano (musiche dal vivo) e la giovane Luna Fusco.

Per quanto riguarda la storia, essa è ambientata nella mitica Nofi (di tanti racconti di Rea) negli anni precedenti la seconda guerra mondiale. Ci troviamo in un umile basso del miserabile quartiere del Bùvero. Ha inizio l’educazione sentimentale di Miluzza, l’adolescente poco più che bambina, protagonista del romanzo. Disgrazie della virtù e fortune del vizio, in un pezzo di mondo fra paradiso e inferno perduto, incrociano trappole sul suo impervio cammino. Ma Miluzza, che è pura vita, puro istinto, puro candore alla deriva, le attraversa tutte con intrepida innocenza.

«Domenico Rea – afferma Lucia Rea, figlia dello scrittore e consulente alla sceneggiatura dello spettacolo –  è stato un uomo libero, dallo spirito profondamente democratico e con una grande compassione verso gli ultimi. Sentiva da quell’accanito fumatore e divoratore di vita che era, che se ne sarebbe andato presto, e “Ninfa plebea”, l’ultimo libro che ha scritto, è stato un testamento spirituale, forse antropologico. È un’opera sospesa tra realismo ed elaborazione fantastica, ma molti si sono soffermati più all’apparenza pruriginosa della narrazione, che al vero aspetto politico e sociale che la sostanzia, ovvero una cruda riflessione intorno al tema dell’abuso sulle donne, in particolare sulle donne giovanissime».

«“Ninfa plebea” – dice Rosalba Di Girolamo, regista, interprete ed autrice dell’adattamento del testo –  è un romanzo sulla purezza ed è anche un romanzo sull’abuso. Entrambi i temi sono sapientemente nascosti tra le pieghe di un linguaggio crudo e visionario, scuro e coloratissimo, e mai consolante. Insieme ai miei colleghi abbiamo voluto creare una narrazione che procede per quadri musicali e cromatici, che evocano più che descrivere, affrontando un tema tanto delicato con leggerezza e crudezza al tempo stesso, nel desiderio di rendere onore al linguaggio del cunto tanto amato da Rea».

Assistente alla regia Mattia Tammaro, costumi e oggetti di scena Rosa Ferrara, progetto fotografico Nunzia Esposito, Consulenza al progetto Roberta D’Agostino, direttore tecnico Carmine Giordano, direttore di produzione Flavio Di Fiore.

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