NAPOLI – Sarà un menù ricco di proposte interessanti quello del 24 giugno al Campania Teatro Festival.

Ambientata in un piccolo paese di pescatori tra gli anni ’80 e ’90, “Misurare il salto delle rane”- tredicesima produzione di Carrozzeria Orfeo – è una dark comedy Una piccola penisola affacciata sul mare, un luogo sospeso nel tempo, ancorato a un passato quasi primitivo. Qui, sopravvive una comunità minuscola, aggrappata a una quotidianità e a ritmi a noi ormai quasi del tutto estranei. Partendo da questo habitat, che vede protagoniste tre donne di diverse generazioni – Lori, Betti e Iris – unite da un tragico lutto avvenuto vent’anni prima e ancora avvolto in un’aura di mistero. Il paese emerge come un frammento dimenticato, circondato da un vasto lago e da una palude minacciosa che lo isola dal mondo esterno, un microcosmo sospeso tra arcaismo e quotidianità, dove una piccola comunità persiste ancorata a consuetudini superate. Lo spettacolo, in scena il 24 giugno alle 20 (con replica il giorno successivo alla stessa ora), vuole essere un’indagine poetica e tragicomica sulla condizione umana contemporanea, senza rinunciare all’ironia che la contraddistingue: un viaggio nell’intimità di tre esistenze femminili, interpretate da Elsa Bossi, Chiara Stoppa e Marina Occhionero, che si specchiano l’una nell’altra e che, in modo diverso, rifiutano etichette imposte dall’esterno. Tre età, tre mondi, tre stagioni della vita che si intrecciano nelle loro esistenze, scavate da lutti e assenze, ma anche da rinascite, alleanze e complicità profonde. Nucleo pulsante della narrazione è proprio il femminile. Le manifestazioni della violenza e dell’oppressione verso le donne, endemiche nei contesti rurali dell’epoca, affiorano nel tessuto sociale della comunità con modalità sottili ma pervasive. I personaggi maschili incarnano quasi invariabilmente figure di minaccia o fallimento. Misurare il salto delle rane è un titolo enigmatico, evocativo, che rimanda ad un immaginario concreto, ma allo stesso tempo simbolico e misterioso. La rana, creatura anfibia, vive tra due mondi: l’acqua e la terra. È il simbolo del passaggio, della metamorfosi, della capacità di adattarsi e trasformarsi, ma è anche una creatura resiliente, simbolo di fecondità e di forza primitiva. Misurare il salto delle rane è, di conseguenza, un atto che richiama la volontà di comprendere l’incomprensibile, di fissare l’indefinito: quanto è grande il nostro slancio? Dove ci porta il nostro coraggio? E soprattutto, cosa accade nello spazio tra il punto di partenza e quello di arrivo? Lo spettacolo, geniale drammaturgia di Gabriele Di Luca, che ne è anche regista con Massimiliano Setti, è dunque un invito a confrontarsi con i propri limiti, a cercare la bellezza nei gesti semplici. Un’ode alla complessità dell’essere umano, con la sua infinita capacità di perdersi e ritrovarsi, tra ciò che ci definisce e ciò che ci supera. Coproduzione del Campania Teatro Festival–Fondazione Campania dei Festival. Durata 100 minuti.

Al Cortile delle Carrozze di Palazzo Reale a Napoli, Neri Marcorè dedica alle 21.30 un concerto a Fabrizio DeAndrè. Dopo il successo dello scorso anno al Festival con l’omaggio a Faber ma anche a Gaber, un nuovo appuntamento con i grandi e intramontabili classici del cantautore genovese e con un artista che frequenta con eguale bravura territori diversi del mondo dello spettacolo. Marcorè (voce solista e chitarra) sarà accompagnato sul palco da musicisti live di grande talento come Domenico Mariorenzi (chitarra e pianoforte), Simone Talone (batteria e percussioni), Fabrizio Guarino (chitarra elettrica e classica), Alessandro Patti (basso e contrabbasso), Chiara Di Benedetto (violoncello), Anais Tecla Drago (violino). Un concerto che invita alla riflessione e al confronto, un viaggio sulle ali della musica di un artista che continua a parlarci e a emozionarci.Durata 105 minuti.

In particolare, dall’ottobre del 2023 Gazzella onlus si occupa di fornire in emergenza pacchi di viveri, acqua potabile, pasti caldi e pane alla popolazione palestinese. Durata 60 minuti.

Martedì 24 giugno alle 19 la sezione Letteratura ospita Tonino Taiuti, uno dei pochi interpreti che possa dare nuova linfa al mito di Totò. Il re dei giochi di parole e l’attore napoletano si affratellano a tal punto che anche “’A livella” viene reinterpretata come l’opera di un balbuziente, ovvero di chi sa quanto parlare con i morti sia il primoabracadabra da fare. Durata 90 minuti.
