Massimiliano Gallo: a Teatro Diana con il suo Avvocato Malinconico

RECENSIONE – Il nuovo spettacolo “Malinconico – Moderatamente felice” di Massimiliano Gallo convince parecchio. Diverte, fa riflettere e ci fa simpatizzare per il “suo” personaggio di Vincenzo Malinconico. Amato dal pubblico per due stagioni nell’omonima serie televisiva Rai, e presentato adesso a teatro con la chiara volontà di farcelo scoprire così come Gallo lo ha vissuto, dopo averlo indossato e interiorizzato. Dopo averlo scoperto in qualche modo somigliante a lui, somigliante a tanti. Un personaggio vero, reale e vicino a noi. Il testo è scritto, a quattro mani, con il padre del personaggio, Diego De Silva, autore dei sei romanzi (Casa Editrice Einaudi) che hanno ispirato la serie televisiva. Lo spettacolo, prodotto dal Centro di Produzione del Teatro Diana, ha debuttato, nella sala di Via Luca Giordano, il 9 aprile e sarà in scena fino al 27 aprile.

Co-autore, regista ed attore, Gallo primeggia in questo spettacolo, sostenuto da un’ottima struttura che si compone di: validissimi attori, una scena sorprendente, musiche originali, innovazione e, come già detto, un testo molto coinvolgente. Iniziando proprio da quest’ultimo, quel che colpisce è il continuo dialogo con il pubblico. Un flusso di riflessioni sulla vita, che con leggerezza riescono ad essere filosofici e comici. Malinconico non è il principe del Foro, è un avvocato d’insuccesso, a lui giungono clienti contorti e casi scombinati che si scoprono andare contro, ad esempio, a cani e padreterno, letteralmente e in modo molto spassoso. Ma lui li affronta in ogni caso con attenzione, percependo la sua toga al pari del mantello di Batman.

Quel che fa simpatizzare con Malinconico è il suo non sentirsi a proprio agio. Continuamente impacciato nei ruoli che riveste nella sua quotidianità, come professionista, come padre e come amante. Sintetizzando gli aspetti che un po’ contraddistinguono tutti: famiglia, amore e lavoro. In questa sua fragilità è racchiuso probabilmente il suo fascino. Le difficoltà nel vivere, lui le racconta in monologhi trascinanti: nella maleducazione di una persona che parla a telefono sul treno; nelle allusioni e nella poca attenzione alle parole, come nel caso del Giudice Mastronzo; oppure nel politicamente corretto che ci rende difficile la sincerità delle situazioni, come nell’adattamento di certe favole per bambini nei tempi moderni. L’attore Biagio Musella, in questo spettacolo, è una spalla molto importante, brillante nell’interpretazione. Suoi tanti ruoli, dall’assistente Bigodino, alla cliente Chanel, fino al ruolo dell’amico immaginario, il suo angelo custode. Tutta la Compagnia è molto affiatata: Eleonora Russo, Diego D’Elia, Greta Esposito e Manuel Mazia.

«Odio l’inconscio, soprattutto il mio» afferma ad un tratto. E a dar espressione al suo inconscio ci pensano degli ologrammi, elemento d’innovazione che completa la scena firmata da Luigi Ferrigno, che già di per sé offre, tramite molte scale, grande dinamicità di movimento. Proprio al centro, in corrispondenza di casa sua, su un telo, sono proiettati i personaggi che affollano la sua mente. Partendo da sé, fino a vedere il suo angelo custode, la sua ex-moglie e la sua donna ideale. Intriganti sono tutti i tratti in cui sono presenti riflessioni sull’amore, caratteristici della scrittura di De Silva. Sentimento difficile da comprendere e che forse proprio non deve essere compreso, «L’amore finisce, non si sa perché finisce. Se lo spieghi non è più amore». Viene declinato in tutte le sue forme per il prossimo e poi stretto nella grande discriminante, di amore immaturo e amore maturo.

Nel suo caso, di uomo con vita sentimentale scompigliata, giunge tra le considerazioni anche l’importante e liberatoria consapevolezza di saper lasciare andare il passato, per poter vivere di nuovo, con coraggio e intensità, ancora amore. Perché «L’amore è la cosa che più ti avvicina alla follia, ed io voglio morire pazzo d’amore». Senza nascondersi o precludersi la felicità, aspettando “la donna irreale” che mai giungerà. Pur di non impegnarsi, pur di non mettersi in gioco sul serio. Queste, e tante altre riflessioni, vengono offerte agli spettatori nelle due ore e più di spettacolo, che con plausi sentiti hanno dimostrato grande gradimento. Apprezzati anche i momenti canori di leggerezza in stile musical, impreziositi dalle musiche originali di Joe Barbieri.

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