RECENSIONE – “S 62° 58′, W 60° 39′” dei Peeping Tom, compagnia belga di teatro-danza fondata nel 2000 da Gabriela Carrizo (I/AR) e Franck Chartier, in scena al Teatro Bellini di Napoli dal 6 al 9 marzo, è un’esperienza teatrale che sfida le convenzioni, trasportando il pubblico in un mondo dove la finzione e la realtà si intrecciano costantemente, insuando il dubbio perenne di cosa si stia osservando in quello specifico istante.
Lo spettacolo si apre con l’immagine di una nave da diporto incagliata nei ghiacci di un luogo remoto dell’Antartide. La scenografia, avvolta da una nebbia densa che si dirada al suono di archi, crea un’atmosfera sinistra e ipnotica, immergendo immediatamente gli spettatori in un ambiente surreale.
Man mano che la trama si sviluppa, gli attori iniziano a interagire direttamente con il regista, la cui voce proviene dal fondo della sala. Questa rottura della “quarta dimensione” trasforma lo spettacolo in una riflessione degli stessi attori, dove gli interpreti esprimono il desiderio di autodeterminarsi, rifiutando i ruoli tradizionalmente imposti. Si va così a ribaltare il concetto stesso di controllo e la percezione che ne ha il pubblico: gli attori, pur sembrando soggetti a una regia che li manipola, riescono a ribellarsi in piccoli, sottili gesti che suggeriscono una libertà intermittente.
La performance coinvolge emotivamente, passando dal pericolo e dal panico al comico e al farsesco. Il pubblico è testimone di un viaggio interiore degli attori, che mettono in discussione la loro identità e il loro ruolo nel processo creativo. Le scene sono caratterizzate da un’energia travolgente, con movimenti coreografici intensi e una drammaturgia avvincente che tiene gli spettatori incollati al palcoscenico.
Il silenzio, per gran parte dello spettacolo, gioca un ruolo fondamentale perchè diventa un vettore di tensione; si interseca perfettamente con i dialoghi, creando un’atmosfera di attesa che coinvolge fisicamente gli spettatori, generando la sensazione di far parte di un esperimento che non vuole dare risposte ma lasciare domande aperte.
“S 62° 58′, W 60° 39′” è un’opera che sfida le convenzioni teatrali offrendo un’esperienza unica che stimola la riflessione sulla natura dell’arte e del ruolo dell’artista. La forza della messa in scena non risiede soltanto nella sua audace sperimentazione scenica ma anche nell’intensità emotiva che i Peeping Tom riescono ad evocare. Con il loro approccio crudo e onirico, lo spettacolo si trasforma in un viaggio viscerale dentro le contraddizioni dell’animo umano. Gli stessi corpi degli attori sembrano deformati, contorti, non più assegnabili a specifici individui ma ad entità mutevoli, come se l’identità fosse un concetto fluido e inafferrabile.