NAPOLI – Al Teatro San Ferdinando, sabato 1 febbraio alle 19.00, la coreografa Roberta Ferrara rilegge Le Sacre du Printemps attraverso un concept incentrato sul tempo e sul destino: La Sagra della Primavera. Il rituale del ritorno
Un manifesto dove ancora è possibile credere al miracolo che qualcosa di meraviglioso possa fiorire
Se c’è un classico nella storia della danza che rappresenta un banco di prova cruciale per coreografi e coreografe di ogni generazione questo è il capolavoro di Igor Stravinsky Le Sacre du Printemps, messo in danza da Vaslav Nijinsky nel 1913.
Tanto contestato al suo primo apparire al Théâtre des Champs-Elysées di Parigi, quanto riabilitato, riscritto, risemantizzato nel corso di tutto il Novecento e oltre.
La versione della coreografa Roberta Ferrara – dal titolo La Sagra della Primavera. Il rituale del ritorno in scena per una sola rappresentazione sabato 1 febbraio alle 19.00 al Teatro San Ferdinando – è ridisegnata sui corpi di dieci giovani danzatori, su drammaturgia di Pompea Santoro e le Augmentazioni elettroniche per La Sagra della Primavera di Stravinsky (2023) del compositore Benedetto Boccuzzi.
Il sottotitolo indica una visione che sottende un diverso finale, una danza di vita che vuole vincere sulla morte: concept interessante che unisce un tempo cronologico simboleggiato da un orologio in scena, e uno psicologico nel voler ritardare la corsa del destino.
Roberta Ferrara dà vita ad una reinterpretazione della celebre opera «dove i quadri non rappresentano più il sacrificio della vergine alla divinità ma una comunità utopica che abbraccia il principio di uguaglianza e convivenza armoniosa, pronta a sacrificarsi per un bene comune, un’adorazione collettiva in nome di ideali, una morte che prepara ad una rinascita sconosciuta». Affascinata da sempre dalle forme rituali, la coreografa intravede nelle ritualità il valore del gesto, del tempo, della cura intesa come condivisione, della collettività che si raduna.
Il compositore Benedetto Boccuzzi attraversa la partitura stravinskiana con l’elettronica, trasponendola in un nuovo spazio aumentato e multidimensionale. Una creazione dove si raccolgono energie primordiali, viscerali e sublimazioni pagane attraverso una scrittura coreografica corale ridisegnata sui corpi dei danzatori. Un manifesto, dove ancora è possibile credere al miracolo che qualcosa di meraviglioso possa fiorire.
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