RECENSIONE – “Fantozzi. Una tragedia” al Teatro Bellini di Napoli dal 7 al 12 gennaio: una risata amara che scuote la nostra realtà.
Sotto i riflettori del Teatro Bellini di Napoli, l’inconfondibile figura di Fantozzi torna a vivere in un’opera che, pur restando fedele all’umorismo tragicomico che ha reso celebre il personaggio, si arricchisce di nuove sfumature di riflessione e introspezione. “Fantozzi. Una tragedia” non è solo una risata spensierata sulle disavventure di un uomo sopraffatto dalla burocrazia, dal conformismo e dalla disillusione ma anche un viaggio profondo nei meccanismi che intrappolano ogni individuo nella lotta quotidiana per trovare un senso, un obiettivo.
La regia di Davide Livermore ha il merito di aver trasposto in scena non solo la comicità grottesca che ha caratterizzato il Fantozzi cinematografico ma anche una tragica solitudine che tocca corde più intime e universali. Ogni gag, seppur divertente e in alcuni momenti irresistibile, si intreccia con una realtà più complessa, dove il sorriso si spegne rapidamente, lasciando il posto a un senso di impotenza che affligge il protagonista. La scenografia minimalista crea uno spazio claustrofobico, enfatizzando la dimensione di prigionia mentale e fisica in cui il personaggio è costretto a vivere.
L’interpretazione dell’attore protagonista Gianni Fantoni, che ha lavorato per anni al fianco di Paolo Villaggio il quale gli ha volutamente trasmesso il bagaglio scenico per rendere longevo il ragionier Fantozzi, porta sul palco un personaggio genuino ma al contempo più umanizzato. Ci fa capire che dietro quella maschera di comicità c’è un uomo che, come tanti, lotta per trovare una via d’uscita in un mondo che sembra non concedere mai una vera chance. La sua sofferenza, ben nascosta dietro la risata, è il cuore pulsante dello spettacolo: ci fa ridere, ma ci fa anche riflettere.
Gianni Fantoni, Paolo Cresta, Cristiano Dessì, Lorenzo Fontana, Rossana Gay, Marcello Gravina, Simonetta Guarino, Ludovica Iannetti, Valentina Virando hanno contribuito a mettere in scena un’opera intrisa di riferimenti e spunti che colpiscono la realtà odierna, con la critica sociale che diventa più pungente e il riscatto, mai veramente raggiunto, che diventa simbolo di una speranza che sfuma ogni giorno. La “tragicità” di Fantozzi non è solo la sua costante sfortuna, ma anche la nostra stessa condizione, sempre in bilico tra l’assurdo e la realtà.