“Handle with care”: fragilità tra danza e funi nella rassegna Körperformer

RECENSIONE – Lo spettacolo di Teatro-Danza “Handle with care” è andato in scena il 5 dicembre in Sala Assoli di Casa del Contemporaneo, ed è stato un viaggio profondo per tutti gli spettatori. Un concept visivo che è riuscito a veicolare importanti suggestioni. È stato consegnato al pubblico tramite la programmazione della rassegna Körperformer, nella sua edizione 2024, che si afferma come importante vetrina nazionale ed osservatorio di una corposa comunità artistica di compagnie e giovani artisti. Nell’edizione di quest’anno, purtroppo, tutto il progetto ha vissuto la resilienza di una grande perdita. Quella del suo cuore, del suo fondatore, Gennaro Cimmino, scomparso ad inizio novembre. Lui ha fondato questa realtà nel 2003 a Napoli e per anni è stato coordinatore e promotore di una grande rete di relazioni e sviluppo per la danza contemporanea. (Di seguito un link di approfondimento su sito ufficiale Körper).

Lo spettacolo è stato prodotto dalla compagnia Funa in collaborazione con Blucinque, ed il sostegno di CirkoVertigo e ArtGarage. Le tre performer in scena sono state anche ideatrici del concept: Maria Anzivino, Ginevra Cecere e Viola Russo. Il linguaggio corporeo, da loro scelto, ha condotto in un intricato percorso nell’anima, tra ombre e luce. Nella scena ha predominato il buio, ed è stato sapiente l’utilizzo delle luci (disegno luci di Simone Picardi) che erano, a tratti, focalizzazione oppure rivelazione. Tramite torce erano strumenti di indagine, tramite fasci erano punti di arrivo. Quaranta minuti tutti d’un fiato, un’immersione nella quale la danza (in modo caratteristico per i loro spettacoli) è stata contaminata positivamente da sospensioni aeree, circensi e contemporanee.

La scena si apre con un carico trascinato e pesante, una carriola, un sacco. Sembra spazzatura, qualcosa di cui liberarsi, o che invece deve essere esplorato ed affrontato. Le emozioni ci covano dentro, si contorcono e cercano uno spazio sovrapponendosi. Arti illuminati, mani e piedi, si contorcono e si sfiorano in un cubo che li tiene circoscritti. All’uscita di quella scatola, la luce ci conduce verso l’immagine di una donna seduta ad un tavolo. Lei cerca di reprimere i suoi movimenti che, invece a scatti, vogliono dirigersi verso un bicchiere da bere. Sarà alcol? Vengono riproposte scene di vita quotidiana, la stessa donna è in cucina nell’atto di porzionare un pollo crudo. La veemenza dei colpi della mannaia sarà la stessa, sul corpo del pollo, e su quello della donna. Il sacco, centrale nella narrazione, trascinato all’inizio, lo ritroviamo appeso dominante nel mezzo della scena, diviene bersaglio di una pignatta, una pentolaccia che, dopo colpi a vuoto alla cieca, sarà colpito, sprigionando tanti coriandoli blu iridescenti, il colore della tristezza e della depressione. Tra questi coriandoli le performer fluttueranno, tramite funi, scivoleranno e si muoveranno, come in balia di un forte vento. Immerse in un mare che culla ma al contempo avviluppa e trascina verso il basso.

I corpi delle performer, nudi, emergono dall’ombra con fasci, tratti e bagliori di luce. Nelle fasi più buie, hanno movenze contorte, animalesche, primitive. In una dimensione intima, in cui perlopiù sono spaesate e vulnerabili. La connessione tra i corpi invece sarà contraddistinta da bagliori e lampi elettrici. Il contatto tra i corpi sarà misurato, in una dimensione nella quale, al principio di un rapporto, non si ha reale fiducia, anche di chi vuole aiutarci. Ma sarà proprio quella speranza ed affidamento agli altri che riuscirà a risollevare da quella disconnessione. Riscoprendo il valore della comunità come strada per superare le fragilità. Co-protagonista durante la performance è la musica di Julia Primicile Carafa, che riesce a far sprofondare negli abissi e risollevare anch’essa. “Handle with Care”, assolutamente da maneggiare con cura.