Gianluca D’Agostino: “Vivo nel mio tempo e lo racconto”

INTERVISTA – Debutta al Teatro Tram il nuovo spettacolo “Da Est a Ovest”, scritto, diretto ed interpretato da Gianluca D’Agostino, in scena con Rossella Amato. Il testo, nel 2023, è stato primo classificato vincitore della sessantesima edizione del Premio Vallecorsi, svoltosi a Pistoia. La storia di due vite che, da est ad ovest, da dove il sole nasce a dove tramonta, ci conduce nelle loro esistenze, tra luce, buio ed ombre.

L’attore, classe ’85, si diploma a Bologna, nel 2012, alla Scuola di Teatro per attori di prosa “Alessandra Galante Garrone”. Nell’ultimo decennio è stato impegnato in numerosi spettacoli, con importanti collaborazioni e corpose tournée. “Da Est a Ovest” è il suo terzo spettacolo da autore. Nel 2015 presenta il suo primo spettacolo “L’anniversario”, che ha riscontrato tanto favore di pubblico e consensi, tra cui il Premio Italia dei Visionari. Un anno dopo, porta in scena l’apprezzato “Aspettando che spiova”, già consegnato al pubblico in molte repliche. Lo abbiamo incontrato per un approfondimento.

Come autore, quali sono le caratteristiche che delineano e che quindi ricerchi nel tuo teatro?

Il mio è un teatro contemporaneo, nei temi che tratta e nelle storie che consegna. Io vivo nel mio tempo e lo racconto. Mi interessa trattare i grandi temi della società, ma cerco di affrontarli sempre con grande dose di ironia e comicità, senza mai tralasciare l’aspetto emozionale. Racconto storie realistiche immerse in atmosfere oniriche. C’è sempre la volontà di mettere uno specchio dinanzi allo spettatore, che si riconosca un po’, o riconosca pezzi o parti di persone a loro vicine. Se riesce questa immedesimazione ho raggiunto il mio obiettivo.

Cosa puoi dirci sulla trama dell’ultimo spettacolo?

Ora si crea un po’ un problema. Io mi rendo conto che in un’intervista è automatico che si parli della trama. Però in questo caso non voglio spoilerare tantissimo. Potrei dire sicuramente che si tratta del viaggio di due anime, nel tempo e nella memoria della propria esistenza condivisa. I temi trattati sono: la famiglia, i figli, i sogni, la mancata realizzazione, la frustrazione, la felicità, lo stress. Punti di vista differenti, tra uomo e donna. L’incomunicabilità che c’è in una coppia. “Da Est a Ovest” porta in scena la fragilità dei sentimenti e dei rapporti nella società moderna. Nell’epoca della globalizzazione e del consumo sfrenato, anche i sentimenti e i rapporti assumono un carattere di merce “usa e getta”. Piuttosto che curare o provare a riparare le crepe, tendiamo a gettare tutto in favore del nuovo, anche noi stessi e le persone che amiamo. In Giappone esiste una tecnica che mi ha ispirato tantissimo. Si chiama “Kintsugi”, prevede l’utilizzo della foglia oro per ricomporre i frammenti di un oggetto di ceramica rotto. I cocci vengono ricongiunti dando all’oggetto una veste del tutto nuova, lucente e preziosa.

«L’Est e l’Ovest sono punti cardinali opposti e distanti. Eppure, uno contiene l’altro ed insieme formano la via del Sole».

Quando hai deciso di scrivere questo testo e realizzare poi tutto il progetto?

Ho iniziato a scriverla nel 2021, periodo pandemico. Non voglio dire che mi ha dato ispirazione ma sicuramente posso dire che quel periodo mi ha dato una spinta maggiore a scrivere di nuovo tanto. Mi si è insinuato proprio in quel frangente il desiderio di creare qualcosa di mio. Nel 2022 ho anche presentato una seconda edizione dello spettacolo “L’anniversario” che tutt’ora porto in scena con Agostino Chiummariello. Riprendere quello spettacolo subito dopo il covid, per me ha rappresentato la ripartenza. Per anni avevo accantonato l’idea della compagnia perché ero molto impegnato come attore, in molti progetti. Ma io ho sempre scritto, forse ancor prima di recitare. Scrivevo poesie al liceo, forse anche alle medie. Nello scrivere questo testo mi ero voluto concentrare su idee drammaturgiche che contemplassero il tempo. A teatro non ha la stessa forma che ha nella vita. Il tempo nell’arte lo scegli e lo decidi tu. Dopo che il testo ha vinto il Premio ho sentito l’urgenza di realizzarlo a teatro, e non volevo perdere tempo a cercare produzione. Ho deciso insieme a mia moglie (anche nella vita fuori palcoscenico), Rossella Amato, di realizzarlo in autoproduzione. Abbiamo fatto tanti spettacoli insieme, ma mai uno spettacolo mio. L’ho conosciuta mentre eravamo in tour per Filumena Marturano di Nello Mascia. E già conoscevo la nostra complicità nei lavori in cui è stata per me Aiuto-Regia. Il suo apporto è stato per me fondamentale. Lei si è approcciata al testo con grande entusiasmo ed il confronto con lei è sempre costruttivo. Insieme gestiamo la nostra compagnia, Le False Partenze, che per questo progetto vede coinvolta una squadra davvero fortissima.

Parliamone di questa squadra. Ingranaggi essenziali del progetto.

Si, per le luci Rossella Coppola e per la fonica Rebecca Carlizzi. Un grandissimo lavoro hanno fatto gli artisti che hanno composto le musiche originali per lo spettacolo: Bluenne, Maurilio Riccio ed Antonio Vitelli. È stato emozionante tutto il processo creativo, quelle note hanno preso vita e sono adesso protagoniste nello scandire i tempi e le pause. Sono stato molto entusiasta poi della realizzazione della scena. Avevo inviato al Professor Tonino Di Ronza (Accademia di Belle Arti di Napoli) il mio testo, per chiedergli un parere. Lui, non solo mi disse che gli era piaciuto, ma mi dice anche che aveva deciso di proporlo, durante uno Stage, agli studenti di scenografia. Ci lavorano quindi tutti, per didattica, ma alla fine un progetto mi è piaciuto più di tutti ed ho scelto di voler realizzare quello di Carmela Rosamilia. Mi sembrava quello più funzionale ed ha fatto proprio un bel lavoro.

C’è un motivo per cui è stato scelto proprio il Tram per il debutto?

Per me il Teatro Tram è casa di debutto e di nuovo inizio. Già un altro spettacolo, “Aspettando che spiova”, ha debuttato lì ed ha avuto grande riscontro. In questo caso ho mandato un’e-mail alla direzione, Mirko Di Martino, segnalando che aveva vinto il Premio Vallecorsi. Avevo solo il testo, le motivazioni della giuria e le mie note di regia. Lui l’ha trovato molto interessante ed io lo ringrazio davvero tanto per la sua conferma di stima. Questo testo chiude la trilogia, che ho chiamato, del doppio. Del doppio per diversi motivi: perché sono tre testi per due attori, perché l’obiettivo è di mettere lo spettatore di fronte allo specchio, ed infine, perché ognuna di queste opere è stata concepita come se fossero due spettacoli in uno, e questa divisione è evidente ed intelligibile per lo spettatore. In dialogo ci sono sempre due mondi in contrapposizione: nel primo spettacolo, l’io e la coscienza, il giovane e il vecchio; nel secondo, il mondo reale e il mondo della finzione; in questo, il maschile e il femminile. La voglia di mostrare al pubblico il nostro lavoro è tanta. Sono stati mesi di preparazione e prove molto intensi. Vi aspettiamo al Tram.

 

Lo spettacolo sarà in scena al Teatro Tram dal 6 all’8 dicembre. Per informazioni sui biglietti è possibile contattare il botteghino del Teatro al numero Whatsapp 3421785930.