Nella Sala Maria Lorenza Longo -Monastero delle Trentatré il concerto Costellazioni

Francesco D'Errico

NAPOLI – Nella Sala Maria Lorenza Longo -Monastero delle Trentatré, Sabato 30 novembre, ore 18:00, il concerto Costellazioni; musiche di Francesco D’Errico, Francesco D’Errico, pianoforte, Antonio Caggiano, vibrafono e percussioni.

 

La rassegna Sorgenti, organizzata dall’Associazione Dissonanzen, volge al termine e per gli ultimi due appuntamenti sceglie come sede la Sala Maria Lorenza Longo, appartenente al complesso monumentale del Monastero delle Trentatré, nel centro storico di Napoli. Sabato 30 novembre, alle ore 18, si terrà Costellazioni, il concerto che vede protagonisti il pianista e compositore Francesco D’Errico, uno dei rappresentanti di spicco del jazz partenopeo a livello internazionale, e il percussionista Antonio Caggiano, anima di Ars Ludi, uno degli ensemble di percussioni più apprezzati nel mondo. Si tratta di una prima assoluta con cui Francesco D’Errico presenta il suo nuovo progetto musicale.  Utilizzando le forme di una struttura musicale che si muove tra scrittura e improvvisazione, D’Errico volge la sua attenzione a una tematica antichissima quanto sempre attuale: il potere della musica di esprimere caratteri, situazioni emotive, luoghi dell’anima. Costellazioni è una riflessione sull’immensità dell’universo e sulla finitezza umana, sul desiderio e sul caso.

Antonio Caggiano

Come scrive lo stesso D’Errico: «Osservando l’oceano fino all’orizzonte, il deserto, una duna dopo l’altra… in tali ampiezze percepiamo un necessario abbandono, quasi uno sciogliersi, che sembra essere insieme perdita e leggerezza. Qui siamo però ancora sulla Terra, nella terra. Ne percepiamo il disegno, il caldo, il freddo, l’umido, il secco; non è ancora tutto. È con l’immensità del cielo stellato, infatti, con il suo essere profondo e silente, che giunge un sentimento di totale meraviglia. Esso assolutamente e letteralmente ci sovrasta, se capaci di osservarlo con vera partecipazione. Ci lascia proprio senza fiato.  Da millenni proviamo in qualche modo a contenerlo, a profilarne un limite, quasi per concederci di sentirlo vicino, complice: lasciare che, in qualche modo, questo Immenso Sconfinato ci parli, ci orienti, e ci dica cose che ci riguardano.  In quella assoluta lontananza abbiamo così proiettato i nostri caratteri, certi che bastasse, per farlo, unire i puntini. Ed ecco le Costellazioni, quelle che narrano di ciascuno il carattere, i desideri, le volontà, i capricci. Così, con medesima ingenuità, quella dei bambini che ricalcano, ho provato a ridefinire quei puntini sul pentagramma (punti e contrappunti): dodici partiture rigorosamente, per così dire, in ordine zodiacale. Partiture, come si dice, parzialmente aleatorie. Segni che indicano e che però insieme accolgono l’imprevisto, l’improvvisazione. Segni che, all’ascolto, un po’ dicono e un po’ no.  Scrittura per l’improvvisare che cede ogni autorità a chi la mette in scena.  Luoghi fatti di suoni, dove riemerge, come nelle costellazioni, il caso e la sua imprevedibile bellezza».

 

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