“Appuntamento a Londra”: proiezioni dell’inconscio tra identità e sessualità represse

RECENSIONE – Intenso e potente lo spettacolo “Appuntamento a Londra” andato in scena al Teatro Sannazaro dall’8 al 10 novembre. L’adattamento, prodotto dal Teatro Stabile di Catania, e firmato dal regista trentasettenne Carlo Sciaccaluga è di grande impatto. Fortissima è la sinergia palpabile tra i due attori in scena, Lucia Lavia (32 anni) e Luigi Tabita (40 anni).

L’autore della storia è Mario Vargas Llosa, uomo politico peruviano nato nel 1936 ad Arequipa, molto vicino a Fidel Castro e allo scrittore Garcia Marquez. Si allontanò dalla scena politica per scrivere. Nel 2010 vince il Nobel per la letteratura per «la sua cartografia delle strutture del potere e per la sua acuta immagine della resistenza, della rivolta e della sconfitta dell’individuo». Fa parte di quella corrente latino-americana del realismo magico, acclamato per la sua maestria nell’intrecciare realtà ed immaginazione. In questo racconto sono tanti i temi trattati che decidiamo volutamente di non rivelare tutti. Interessante però è l’origine, che viene individuata nell’amore non vissuto, quello capace di creare fratture interne e, nella mente, migliaia di possibili futuri.

Senza rivelare troppo dell’articolazione dello spettacolo, possiamo dire sicuramente che, in mondo molto persuasivo, questo si lascia scoprire pian piano. Al punto tale che lo spettatore, in questo continuo succedersi di rivelazioni, faticherà a distinguere cosa sia reale e cosa invece non lo sia. Nell’atmosfera noir di quella camera d’albergo, i due personaggi parlano, si raccontano, ma soprattutto si rivelano. Il là di uno è l’evolversi dell’altro, ad un tratto pare quasi che si stiano creando a vicenda, che l’identità dell’uno dipenda dal racconto dell’altro. Che sul piatto siano serviti l’essere e il sembrare con un accattivante intingolo pirandelliano. E’ un gioco profondo, seducente, a tratti divertente, per molti altri crudele.

Quelli che nella storia di Vargas Llosa erano Raquel, Chipas e Pirulo, nella nostra pièce saranno Maddalena, Luca e Nino. Ad aprire lo spettacolo Luca (Luigi Tabita), che a partire dal letto a baldacchino, ne strappa la tenda, per giungere davanti allo specchio. Con movenze di contorcimento egli stropiccia la sua faccia, e in un urlo sordo, che non può non far pensare al celebre dipinto di Munch, lo spettatore assiste al suo dolore. Sulla scena, appeso alla parete dietro al letto c’è il dipinto di Francis Bacon “Tre estudios para una crucifixion”, in cui sono rappresentati uomini lacerati e carne smembrata, un letto nella posizione centrale e conturbante dolore trasfigurato. Una donna giunge a trovarlo, Maddalena (Lucia Lavia), è vestita con un abito verde di velluto che richiama il verde delle pareti di quella stanza. Dice di essere la sorella del suo amico di infanzia sparito nel nulla, ma lui lo ricorda bene, Nino non aveva una sorella. Nino e Luca erano amici per la pelle, nel periodo dell’adolescenza che si rende scrigno dei migliori ricordi. Un pugno dato ed un bacio non dato, alcune parole dette ed altre che sarebbe stato meglio non dire. Diventano elementi che nell’inconscio si sedimentano in sfaccettature di identità e sessualità represse.

Per quanto riguarda le interpretazioni, colpiscono nel mentre gli artifizi di movimento e ritmo, che vogliono acuire il senso di una dimensione fuori da ogni linea di tempo e spazio. Spicca il monologo di Lucia Lavia nelle preziose parole di Walt Whitman, “Canto il corpo elettrico”, sull’esplorazione del corpo come espressione dell’anima.  «L’amore del corpo di un uomo o di una donna è al di là di ogni descrizione, il corpo stesso ne è al di là, quello del maschio è perfetto, perfetto quello della femmina». Lavia pronuncia quelle parole con forte intensità, nell’animo e nel corpo. D’effetto il momento in cui Tabita canta Tenco allo specchio, “Vedrai, vedrai”, «Lo so che questa non è certo la vita che ho sognato un giorno per noi». Entrambi gli attori, infaticabili, nei cento minuti di spettacolo continuo.

Scene e costumi di Anna Varaldo, Musiche originali di Nogravity4monks e Disegno Luci di Gaetano La Mela. Le aspettative per questo spettacolo, tra il testo di un Premio Nobel e presenza di figli d’arte, era alta ed assolutamente non delusa.