La locandiera di Goldoni diretto da Antonio Latella al Teatro Mercadante

ph-Gianluca-Pantaleo

NAPOLI – Al Teatro Mercadante, dal 12 al 17 novembre l’atteso spettacolo LA LOCANDIERA di Carlo Goldoni, con la regia di Antonio Latella, protagonista l’attrice Sonia Bergamasco, su drammaturgia di Linda Dalisi

Debutta martedì 12 novembre al Teatro Mercadante – dove replicherà fino a domenica 17 – l’attesa versione diretta dal regista Antonio Latella de LA LOCANDIERA di Carlo Goldoni su drammaturgia di Linda Dalisi, interpretato da Sonia Bergamasco nel ruolo di Mirandolina, locandiera, e da Marta Cortellazzo Wiel, Ludovico Fededegni, Giovanni Franzoni, Francesco Manetti, Annibale Pavone, Gabriele Pestilli, Marta Pizzigallo.

Le scene dello spettacolo – prodotto dal Teatro Stabile dell’Umbria – sono di Annelisa Zaccheria, i costumi di Graziella Pepe, le musiche e il suono di Franco Visioli, le luci di Simone De Angelis.

Dopo la Trilogia della villeggiatura Antonio Latella torna a Goldoni mettendo in scena una delle sue commedie più note, La locandiera, e affida il ruolo della protagonista Mirandolina, all’attrice Sonia Bergamasco che lo interpreta con piglio vivace e volitivo.

 

NOTE DI REGIA

Penso a Café Müller di Pina Bausch. Penso ad una donna nata e cresciuta nella Locanda. Un luogo-mondo che accoglie infiniti mondi. Nel testo goldoniano il tema dell’eredità è il punto cardine di tutto. Mirandolina seduta sul letto di morte del padre riceve in eredità la Locanda, ma anche l’ordine di sposarsi con Fabrizio, il primo servitore della Locanda. In questo credo che ci sia una inconsapevole identificazione del padre con il servo, come erede virtuale in quanto maschio.

Più che un uomo per la figlia, il padre sceglie un uomo per la Locanda, un uomo pronto a tutto pur di proteggere la Locanda.

Credo che Goldoni con questo testo abbia fatto un gesto artistico potente ed estremo, un gesto di sconvolgente contemporaneità: innanzitutto siamo davanti al primo testo italiano con protagonista una donna, ma Goldoni va oltre, scardina ogni tipo di meccanismo, eleva una donna formalmente a servizio dei suoi clienti a donna capace di sconfiggere tutto l’universo maschile, soprattutto una donna che annienta con la sua abilità tutta l’aristocrazia. Di fatto Mirandolina riesce in un solo colpo a sbarazzarsi di un cavaliere, di un conte e di un marchese.

Scegliendo alla fine il suo servitore come marito fa una scelta politica, mette a capo di tutto la servitù, nobilita i commercianti e gli artisti, facendo diventare la Locanda il luogo da dove tutta la storia teatrale del nostro paese si riscriverà, la storia che in qualche modo ci riguarda tutti. Goldoni fa anche un lavoro sulla lingua, accentuando un italiano toscano. Per essere Mirandolina bisogna essere capaci di mettersi al servizio dell’opera, ma anche non fare del proprio essere femminile una figura scontata e terribilmente civettuola, cosa che spesso abbiamo visto sui nostri palcoscenici. Spesso noi registi abbiamo sminuito il lavoro artistico culturale che il grande Goldoni ha fatto con questa opera, la abbiamo ridimensionata, cadendo nell’ovvio e riportando il femminile a ciò che gli uomini vogliono vedere: il gioco della seduzione. Goldoni, invece, ha fatto con questo suo testamento, una grande operazione civile e culturale. Siamo davanti a un manifesto teatrale che dà inizio al teatro contemporaneo, mentre per una assurda cecità noi teatranti lo abbiamo banalizzato e reso innocente. La nostra mediocrità non è mai stata all’altezza dell’opera di Goldoni e, molto probabilmente, non lo sarò nemmeno io. Spero, però, di rendere omaggio a un maestro che proprio con Goldoni ha saputo riscrivere parte della storia teatrale italiana: parlo di Massimo Castri.

ANTONIO LATELLA

La locandiera

di Carlo Goldoni

regia di Antonio Latella

con Sonia Bergamasco, Marta Cortellazzo Wiel, Ludovico Fededegni, Giovanni Franzoni, Francesco Manetti, Annibale Pavone, Gabriele Pestilli, Marta Pizzigallo

dramaturg Linda Dalisi

scene Annelisa Zaccheria

costumi Graziella Pepe

musiche e suono Franco Visioli

luci Simone De Angelis

produzione Teatro Stabile dell’Umbria

 

Durata dello spettacolo: 2 ore e 30 minuti (compreso intervallo)

 

Personaggi e interpreti:

Il Cavaliere di Ripafratta, Ludovico Fededegni

Il Marchese di Forlipopoli, Giovanni Franzoni

Il Conte di Albafiorita, Francesco Manetti

Mirandolina, locandiera, Sonia Bergamasco

Ortensia, comica, Marta Cortellazzo Wiel

Dejanira, comica, Marta Pizzigallo

Fabrizio, cameriere di locanda, Annibale Pavone

Servitore, Gabriele Pestilli

Info: teatrodinapoli
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