NAPOLI – Luglio a Villa di Donato contempla due appuntamenti: la già preannunciata Taverna di Brunello, che propone la Canzone Napoletana alla maniera delle antiche taverne capresi, mercoledì 3 luglio ore 20.30, ed una sorpresa, sempre all’interno della rassegna UNICI, INcontrarsINvilla, dedicata alla musica classica, un fuori programma, Un re minore, con David Romano al violino e Mario Montore al pianoforte, giovedì 11 luglio, sempre alle 20.30: una touche delicata, di fine estate, per sognare e trasognare, nell’ora del tramonto, ed immergersi in dimensioni altre, nell’oasi della Villa, tra i giardini, il patio e la limonaia, inebriati dalla penna di Johann Sebastian Bach, Ezio Bosso, Robert Schumann, in una zona di Napoli, dove la frescura e la benevolenza della natura seppero conquistare ministri e re, nobili e amanti della caccia, aristocratici e intellettuali, che nel Borgo di Sant’Eframo seppero trovare il loro luogo dell’anima, d’estate soprattutto.
Ultimi due appuntamenti estivi a Villa di Donato: La Taverna di Brunello e Un re minore
UNICI, INcontrarsINvilla perché UNICA è l’atmosfera, che caratterizza la Villa, in cui l’incontro è vissuto come esperienza, come istante sempre diverso, imprevedibile. il momento, dunque, che abbina l’esecuzione e la catarsi performativa con la convivialità, curata in ogni dettaglio, come in una casa di famiglia.
La Taverna di Brunello
La Canzone Napoletana alla Maniera delle Antiche Taverne Capresi
Brunello Canessa, voce e chitarra
Mercoledì 3 luglio ore 20.30
Un’atmosfera magica, quella delle piccole taverne di una Capri dal Dopoguerra, sino alla fine degli anni ’70, quando la Costiera e l’Isola attiravano il jet set internazionale, del mondo cinematografico a quello imprenditoriale,
La Canzone Napoletana, al pari del blues, del rock and roll e della musica brasiliana, è un vero e proprio genere musicale, nato dal talento dei poeti del luogo, dei musicisti autoctoni, che hanno tenuto conto della tradizione popolare, un genere poi divenuto un fenomeno importante in tutto il globo, grazie a voci internazionali che ora ne riproposero i testi originari, ora traduzioni in altre lingue.
Fu proprio a Capri, con la grande Canzone Napoletana, che Brunello Canessa iniziò giovanissimo il suo percorso musicale, accanto ai tre fratelli Lembo che lo avevano ‘assunto’ (piuttosto ‘adottato’) appena sedicenne, come quarto chitarrista, pronto ad entrare in campo per far riposare ‘i grandi’. Un’esperienza formativa profonda, coronata dall’affetto e l’amicizia che lo hanno legato in particolare a Guido Lembo, il più giovane dei fratelli, che poi attualizzò quel tipo di spettacolo, creando il fenomeno, ‘Anema e Core’.
Il repertorio spaziava tra i grandi classici come Voce ‘e notte ed Era de Maggio a canzoni più ironiche, come E Allora? e La Donna al Volante e, naturalmente, ‘O Guarracino.
Durante lo spettacolo (occasione rarissima, quindi non un ‘pre’, non un ‘post’, ma nell’ascoltare i capolavori della musica napoletana) …la cucina di casa dialogherà con: taglieri capresi, cuoppetielli di frittura, fagottini alla caprese, parmigiana di melanzane, dolce sorpresa alla fine… per festeggiare anniversari importanti!
Un re minore
David Romano, violino
Mario Montore, pianoforte
giovedì 11 luglio ore 20.30
In modo minore … attraversare la vita è un modo come un altro per dire vivere. Però, perché è evidente che c’è un però, la possibilità che abbiamo di essere consci della strada che facciamo, passo dopo passo, anno dopo anno, nel ‘cammin di nostra vita’ è cosa ardua e complessa. La consapevolezza di quanto ‘oggi’ si possa forzare il ‘domani’ è qualcosa che si apre davanti ai nostri occhi solo con la maturità: quando infatti si è all’inizio di questo cammino si è in tensione verso mete tutte futuribili, mentre quando si avvicina il calar del sole è il passato ad allungare le sue ombre sui nostri pensieri. Suonare uno strumento è un modo per raccontare capolavori, che la storia ha sancito come eterni ma può essere anche un modo per tratteggiare le strade percorse da chi li ha scritti, forse anche cercare un filo rosso che unisca nel tempo sentimenti e modi, appunto.
Bach scrive la sua celeberrima Ciaccona a coronamento della sua seconda partita per violino solo, al centro della sua unica raccolta di composizioni per violino solo, un monstrum che obbliga l’esecutore ad una perfetta compenetrazione di limiti e di libertà, declinati con la necessaria fantasia inventiva per tramutare quegli obblighi e quei limiti in elementi di equilibrio, di armonia.
Bach usa il re minore – impianto tonale che in futuro sarà poi quello di un famosissimo Requiem – lasciando l’esecutore e l’ascoltatore in balia di una sequenza di 32 variazioni di un piccolo tema, di sole 8 battute, che trovano pace solo alla fine, dopo aver attraversato mille peripezie, quando finalmente ‘ritrova se stesso’. Non è difficile quindi provare a tessere un filo, raccontare una storia, quelle del nostro tema di 8 battute che affronta – e noi con lui – le più canoniche avversità della vita, le variazioni che il tempo ci impone.
Alcune di queste ‘variazioni’ hanno però un impatto inatteso sulla vita degli esseri umani, e non parlo dell’incedere naturale del tempo, con le sue piccole grandi trasformazioni. A volte c’è qualcosa di imponderabile che si abbatte su di noi e ci costringe a cercare forme e modi per reagire.
Ezio Bosso scrive Following the bird quando non sapeva se sarebbe stato in grado ancora di comporre, quando la sua malattia gli aveva imposto di re-imparare tutto. È il primo brano della sua nuova vita e racconta semplicemente come il suo sguardo fosse all’epoca l’unica cosa che poteva viaggiare oltre il suo corpo, oltre il suo pensiero, dietro ad un uccellino colto in volo al di là di una finestra e rincorrendolo in un cielo arancione, riuscendo così a lasciare dietro di sé tutto quello che poi lo accompagnerà per il resto della sua – purtroppo – breve vita, diventando per un attimo parte di quello spettacolo, non più spettatore; anche Followingè in re minore.
E la malattia, non dichiarata ma latente, è sottesa alla composizione della Seconda Sonata di Robert Schumann. In realtà tutte le composizioni legate al violino sono relegate agli ultimi due anni di vita del compositore, che morrà tre anni dopo aver scritto la Grosse Sonate, in re minore anch’essa. In una lettera Schumann afferma di non essere soddisfatto della sua prima sonata, tanto da scrivere la seconda in soli sette giorni e a distanza di un paio di settimane dalla chiusura della prima, ma quale che sia il motivo ispiratore la Sonata in re minore si pone obiettivi più ambiziosi, e presenta un orizzonte espressivo ancor più ampio e variato dell’altra, passando attraverso stati d’animo diversissimi, indagati a loro volta in ogni sfumatura, da quella intensa e drammatica dell’ampio primo movimento, alla poesia ancora una volta altissima del terzo, semplice ed enigmatico al tempo stesso. E anche qui, pur nella grandiosità delle proporzioni interne ed esterne della Sonata, pur nel rispettoso scrupolo delle istanze architettoniche della composizione strumentale classica, la sua reale unitarietà e nella incredibile diversificazione delle emozioni, specchio delle infinite differenziazioni e contraddizioni della personalità umana, tappe anche queste del ‘nostro’ viaggio.
Info www.villadidonato.it