NAPOLI – Al Teatro San Ferdinando, dal 28 novembre al 3 dicembre, in scena lo spettacolo di Flavia Mastrella e Antonio Rezza “HYBRIS” (mai) scritto da Antonio Rezza.
Uno spettacolo sulla “tracotanza” degli esseri umani che si ritengono più di quello che sono: «Piccoli dittatori che fanno della posizione la loro roccaforte. Ma poi barcollano con una porta davanti gestita da un carnefice che stabilisce dove gli altri vivono. E una porta messa in mano a me è come una pistola in mano a Clint Eastwood».
Frutto di una lunga gestazione bloccata più volte dalla pandemia e da impegni come quello del Leone d’Oro alla carriera alla Biennale di Venezia 2018, dopo il debutto al Festival dei Due Mondi di Spoleto 2022, ha finalmente preso vita girando con successo nei teatri italiani lo spettacolo di Antonio Rezza e Flavia Mastrella dal titolo Hybris, che a Napoli sarà in scena dal 28 novembre al 3 dicembre al Teatro San Ferdinando, quarto della Stagione del Teatro Nazionale nella storica sala di Piazza Eduardo De Filippo 20.
Non senza l’inconfondibile segno di anarchia che caratterizza da sempre il teatro di Mastrella e Rezza, questa volta, coniugando graffio e piacevolezza, poesia e rabbia, c’è anche indignazione, rifiuto: Hybris parla di “tracotanza” riferita “all’essere umano che ritiene di essere più di quello che è”.
Nell’ambiente firmato da Flavia Mastrella “questa volta – dichiara Antonio Rezza – c’è solo una vecchia porta di legno pesante che arriva dalla mia infanzia e il cui peso fa parte della poetica dello spettacolo, perché pesante è il momento storico che stiamo attraversando».
In scena Antonio Rezza con Ivan Bellavista, Manolo Muoio, Chiara Perrini, Enzo Di Norscia, Antonella Rizzo, Daniele Cavaioli, e la partecipazione straordinaria di Cristina Maccioni. L’habitat è di Flavia Mastrella; il disegno luci di Daria Grispino; assistente alla creazione è Massimo Camilli; produzione RezzaMastrella, La Fabbrica dell’Attore-Teatro Vascello, Teatro di Sardegna, Spoleto Festival dei Due Mondi.
Lo spettacolo
«Come si possono riempire le cose vuote? È possibile che il vuoto sia solo un punto di vista? La porta…perché solo così ci si allontana. Ognuno perde l’orientamento, la certezza di essere in un luogo, perde il suo regno così in terra e non in cielo. L’uomo fa il verso alla belva. Che lui stesso rappresenta. Senza rancore. La porta ha perso la stanza e il suo significato, apre sul nulla e chiude sul nulla.
Divide quello che non c’è… intorno un ambiente asettico fatto di bagliori. L’essere è prigioniero del corpo, fascinato dall’onnipotenza della sua immagine trasforma il suo aspetto per raggiungere la bellezza immobile e silente che tanto gli è cara.
Le gabbie naturali imposte dal mondo legiferano della nascita, della crescita e della cultura, ma la morte è come al solito insabbiata; ai bambolotti queste cose sembrano inutili sofferenze, antiche volgarità. La porta attraversata dal corpo, che è di cervello e profondamente pigro, si trasforma in un portale nel vuoto; al bordo del precipizio si può immaginare un mondo alternativo ma il bambolotto si lascia abitare da chiunque, di ognuno prende un pezzo, uno spunto, sicuro e consapevole di dare una direzione sua alle cose. La spina dorsale si allunga e si anima: finalmente si divide. Aprire la porta sulle altrui incertezze, sull’ambiguità, sull’insicurezza dell’essere e la meschinità dello stare. Chiunque sta in un punto, detta legge in quel punto.
Ci si conosce sotto i piedi, nulla può durare a lungo quando due persone si incontrano esattamente dove sono: e dove stanno non si vede bene perché ci sono i piedi sopra. I rapporti finiscono perché nascono sotto i calcagni, senza rispetto. Piccoli dittatori che fanno della posizione la loro roccaforte. Ma poi barcollano con una porta davanti gestita da un carnefice inesatto che stabilisce dove gli altri vivono. Non cambia molto essere un metro oltre o un metro prima, ma muta lo stato d’animo di chi sapeva dove era e adesso ignora dove andrà perché non sa da dove parte. Chi bussa sta dentro, chi bussa cerca disperatamente che qualcuno da fuori chieda “chi è?”. Bussiamo troppo spesso da fuori per tutelare le poche persone che vivono all’interno, si tratta di famiglie di due o tre elementi, piccoli centri di potere chiusi a chiave».
Per informazioni circa l’acquisto del biglietto è possibile contattare il botteghino al numero
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