NAPOLI – Al Teatro Piccolo Bellini, dal 21 marzo al 2 aprile, in scena “Uno spettacolo di fantascienza. Quante ne sanno i trichechi“, testo e regia Liv Ferracchiati, pluripremiato autore, regista teatrale e performer.
Uno spettacolo di fantascienza quante ne sanno i trichechi ha testo e regia di Liv Ferracchiati e vede in scena (in ordine alfabetico) Andrea Cosentino, Liv Ferracchiati e Petra Valentini, aiuto regia è Anna Zanetti, dramaturg di scena Giulio Sonno, scene e costumi sono di Lucia Menegazzo, il disegno luci è di Lucio Diana, suono Giacomo Agnifili, lettore collaboratore Emilia Soldati.
Lo spettacolo è prodotto da MARCHE TEATRO Teatro di Rilevante Interesse Culturale, CSS Teatro stabile d’innovazione del Friuli Venezia Giulia, Teatro Metastasio di Prato, Fondazione Teatro di Napoli – Teatro Bellini.
L’idea del testo di Uno spettacolo di fantascienza, pur avendo avuto diverse riscritture, nasce dal progetto École des Maîtres, nell’edizione speciale 2020 e 2021 dedicata ai drammaturghi europei, condotto da Davide Carnevali, in cui Liv Ferracchiati è stato selezionato a partecipare come autore.
Lo spettacolo dopo le date di Napoli sarà in scena: 4 aprile 2023 Roccabianca (Parma) Teatro Arena del Sole, 5 aprile 2023 Reggello (Firenze) Teatro Excelsior, dal 11 al 16 aprile 2023 Torino Teatro Gobetti, dal 18 al 23 aprile 2023 Roma Teatro India
Dalle note di Liv Ferracchiati: Come si racconta la fine del mondo? E poi: quale mondo sta finendo?
In Uno spettacolo di fantascienza una rompighiaccio è diretta al Polo Sud, i trichechi rotolano giù dalle rocce e l’asse del mondo si sposta, la Terra si crepa nel mezzo eppure il fuoco è su altro, a crollare sono i tasselli delle nostre identità.
Per comunicare noi stessi siamo costretti a scegliere, più o meno consapevolmente, i segni che vanno a comporre le nostre caratteristiche.
Può sembrare filosofico, in realtà è molto concreto perché, queste distratte adesioni influenzano anche il taglio dei nostri capelli, il modo in cui ci vestiamo o persino la nostra gestualità.
Cosa accadrebbe, dunque, se provassimo a spostare il punto di vista comune rispetto alle faccende che riteniamo più ovvie?
Perché dividiamo il tempo in 24 ore e non in 48 mezzore? Perché pitturarsi le labbra col rossetto è un’attività da considerarsi femminile e pitturare una parete è da considerarsi maschile? Perché essere alti è positivo mentre essere bassi è negativo? È sempre così o varia in base al genere?
Chi ha scelto per noi cosa ci dovesse piacere e cosa, invece, no?
Quello che abbiamo costruito della nostra identità, dunque, ci appartiene davvero o sono rappresentazioni influenzate dalla cultura in cui siamo immersi?
Se togliessimo, strato dopo strato, tutti i segni che ci raccontano, cosa rimarrebbe? Forse si potrebbe avvertire un vago senso di minaccia, perché il rischio è che possa rimanere davvero poco di quel che siamo.
Così Uno spettacolo di fantascienza, che della fantascienza ha la surrealtà e la prossimità col reale, è una drammaturgia in cui cambia bruscamente il linguaggio, perché anche la scrittura segue regole e convezioni. Come si muoverà, allora, la percezione? Dove ci posizioneremo? Come cercheremo di decifrare quello che abbiamo davanti se regole e convenzioni conosciute saltano di continuo?
Lo spettatore, dunque, potrebbe sentirsi spiazzato, come capita quando cerchiamo di definire gli oggetti che abbiamo intorno, le altre persone, la vita.
È impossibile conservare una forma definitiva, forse possiamo solo prendere consapevolezza e restare in ascolto di noi stessi.
Per informazioni circa l’acquisto del biglietto è possibile contattare il botteghino al numero 081 5491266