“Run Baby Run”: il coraggio di una madre in fuga

RECENSIONE – Ci sono storie che sembrano da film eppure sono la realtà, “Run Baby Run” racconta quello che capita spesso ad alcune vite di cui ignoriamo l’esistenza, vite solitarie, sofferenti e sbandate che rifugiano le proprie speranze nella droga, quella droga che in un primo momento non ti fa pensare, che ti da l’illusione di una serenità che non riesci a trovare in nessun modo, una serenità artificiale e astratta di cui si diventa schiavo e dipendente. Mirko Di Martino attraverso la sua splendida penna ci racconta una di queste vite, la vita di Marta, una ragazza abbandonata dal padre che rinnega la madre, da cui è fuggita trovando riparo in un ragazzo che prima di diventare il suo fidanzato è il suo spacciatore.

Come tutti i tossicodipendenti, Marta diventa arida e priva di sogni e come unico obiettivo quello di spararsi la sua dose giornaliera, ma ecco che gli capita qualcosa di inaspettato, scopre di avere in grembo una bambina, e la sua vita finalmente ha di nuovo un senso. Ma per il tribunale dei minori lei non è adatta a prendersi cura di sua figlia, e mentre è li sul letto dell’ ospedale a coccolare e allattare la bambina appena nata, sapendo che quella sarà l’ ultima volta che potrà farlo, decide di rapirla ed è qui che comincia la sua corsa contro il tempo.

A mettere in scena al Teatro Tram questo duro racconto è lo stesso Mirko Di Martino con una regia pulita ed essenziale, che  affida il personaggio di Marta nelle mani di una spettacolare Titti Nuzzolese che per più di un ora calca la scena da sola senza mostrare segni di stanchezza, portando per mano lo spettatore per tutta la durata dello spettacolo attraverso la vita di Marta. Belle anche le scene curate da Giorgia Lauro.