RECENSIONE – “La cantata dei pastori” di Peppe Barra al Politeama, un grande successo che ogni anno conferma l’attaccamento del pubblico napoletano alla tradizione e agli spettacoli di qualità. In scena fino al 6 gennaio.
Non è possibile dire quante versioni diverse e rifacimenti abbia avuto questa opera sacra ‘teatrale in versi’, venuta alla luce verso la fine del ‘600. Il suo autore, Andrea Perrucci la pubblicò, nel 1698, sotto lo pseudonimo di Casimiro Ruggiero Ogone e con il titolo “Il Vero Lume tra l’Ombre, ovvero la Spelonca Arricchita per la Nascita del Verbo Umanato”. Al Teatro Politeama è andata in scena nella leggendaria versione di Peppe Barra che, da quattro decenni, la allestisce per il piacere di migliaia di spettatori. L’opera narra le vicissitudini di Maria e Giuseppe nel loro viaggio verso Betlemme, le insidie dei Diavoli che vogliono impedire la nascita del Messia, la loro sconfitta ad opera degli Angeli e l’adorazione di personaggi presepiali quali pastori, cacciatori e pescatori. Vi figurano, inoltre, i personaggi comici di Razzullo e Sarchiapone, che in questa messa in scena, costituiscono il vero nucleo interpretativo e comico.
Musicata originariamente dalle preziose mani di Lino Cannavacciuolo e Roberto De Simone, l’ultima versione diretta ed interpretata da Peppe Barra, riprende il tradizionale canone della commedia sacra. Il testo contempla, volutamente, parti in dialetto napoletano antico, interamente ripresi dal testo originale settecentesco, permettendosi però al contempo delle licenze sui personaggi di Razzullo e Sarchiapone, già presenti nella versione di Perrucci, che si adattano ad un genere di comicità più in linea con le esigenze ed i tempi della commedia napoletana del ‘900. Peppe Barra inserisce, infatti, una serie di elementi comici che staccano dalla più convenzionale rappresentazione sacra, decidendo di proporre gag comiche, dialoghi con l’orchestra e momenti di improvvisazione che fanno eco al teatro di Scarpetta e dei De Filippo.
Quella che ne scaturisce è una rappresentazione che riesce a far ridere di gusto grazie al ritmo di alcuni intermezzi comici, il ritmo è serratissimo mentre il plot è edificato con un impianto scenico magistrale. Il valore aggiunto alla rappresentazione è costituito dalla sorprendente interpretazione di Rosalia Porcaro, nei panni maschili del brutto e gobbuto Sarchiapone, compagno di viaggio, per caso, del suo conterraneo Razzullo. Tra la Porcaro e Barra si instaura sulla scena un evidente feeling grazie al quale gli interpreti riescono a portare avanti il ritmo di uno spettacolo che rallegra, stupisce e rapisce il pubblico. Divertenti anche i “siparietti” con i musicisti in una pseudo buca, che sono stati coinvolti e scherzosamente richiamati ad uno ad uno, ad un atteggiamento più consono per il testo importantissimo che stavano rappresentando. In sala, pubblico foltissimo ed applausi scroscianti, anche a scena aperta.