Marta Crisolini Malatesta: l’amore per la scena

Marta Crisolini Malatesta, classe 1970, scenografa e costumista romana. Docente di scenografia all’Accademia di Belle Arti di Perugia da 22 anni. Diplomata col massimo dei voti, inizia la sua carriera lavorativa molto giovane come assistente per numerosi spettacoli di prosa ed opera. Quest’anno ha ricevuto la Nomination al Premio Le Maschere del Teatro Italiano per scene e costumi dello spettacolo “Salomè” di Luca De Fusco.

Forte è la tua collaborazione con il Teatro Stabile di Napoli. Al Mercadante prossimamente saranno in scena due spettacoli, di cui scene e costumi sono a tua firma, “La Tempesta” dal 23 ottobre e “Il Maestro e Margherita” dal 10 dicembre. Senza soffermarci adesso sugli spettacoli, ci parli del tuo legame con la città ed il teatro a Napoli?
Amo Napoli davvero tanto, mi ha conquistato negli anni. All’inizio quando sono arrivata, dovevo ambientarmi e non avevo ancora ben capito. Poi sono arrivata al Mercadante e lì ho trovato una famiglia. A Napoli si lavora bene, poi differentemente da altre città, Napoli è una città di teatro, tutto è teatro. E questo si sente anche tantissimo nei giovani, li vedo tanto appassionati, sia quando vengono a vedere gli spettacoli che quando vengono a lavorare. Io credo sia una città in cui il teatro è proprio dentro le persone. Io vivo a Roma e si esce per andare a teatro, a Napoli il teatro si fa sempre anche per strada.

Lo spettacolo “Salomè” ti ha portato ad essere tra le Nomination per scene e costumi del Premio Le Maschere di quest’anno. Davvero di impatto quell’enorme luna sfavillante. Potresti raccontarci qualche dietro le quinte di questo spettacolo.
Sicuramente in “Salomè” era imprescindibile la luna e su questo punto eravamo tutti d’accordo. Non volevamo fare uno spettacolo antico ma qualcosa di sicuramente moderno, ci siamo ispirati alle ambientazioni di Klimt e all’Art Déco. La scena sembra una tomba spaziale, una specie di terrazza discesa dallo spazio. Una suggestione, che io ho voluto fortemente, consisteva nel fatto che la luna in qualche modo dovesse riflettersi a terra. Per cui sono stati allestiti due dischi, uno sopra e uno sotto, e quello di sotto era un disco video ledwall cui era possibile inviare tante immagini come se, appunto, si riflettessero dalla luna.

Uno spettacolo sicuramente complesso da realizzare, per le tante e diverse ambientazioni che si avvicendano, sarà stato “Il maestro e Margherita” tratto dall’omonimo romanzo.
Mi è capitato spesso di lavorare alle scenografie per romanzi e credo che la cosa più importante sia trovare uno spunto concettuale. L’allestimento per questo spettacolo, ad esempio, è stato creato partendo da elementi simbolici forti. A me piacciono le cose semplici, con pochi orpelli, vado sempre ad alleggerire, ci provo almeno, riconducendo all’essenziale.

Visto che ne abbiamo parlato di spettacoli in cui hai curato sia scene che costumi, chiedo a te considerazioni sul legame esistente tra i due aspetti. Ed in particolare quale consiglio daresti ad un giovane scenografo.
Quando lavori sia a scene che costumi hai la possibilità di creare cose che abbiano lo stesso sapore. Io mi sento più scenografa che costumista, però poi alla fine ho sempre fatto tutte e due. Ad un giovane scenografo direi che devono avere perseveranza, decidere che è proprio quello che vogliono fare. Andare sempre dritto e fare l’assistente il più possibile. Io ho fatto per vent’anni l’assistente e ho imparato tantissimo.

Ci sono stati momenti in cui hai dubitato di questa scelta, se si, cosa ti ha portato a perseguirla?
Io ho deciso che avevo 12 anni. Non ho mai pensato di fare un altro lavoro nella vita. La prima volta che sono andata a teatro, ed ho visto la prima scenografia, ho capito che sarebbe stato il mio lavoro. Poi nel tempo ho avuto le mie riconferme. E’ stata sempre la mia passione. Per me il teatro è stato un colpo di fulmine, non so immaginarmela la mia vita senza. Sicuramente però andrò in pensione e non fra tantissimo. Il giorno in cui mi renderò conto che non riesco a dare quello che davo prima, smetterò di lavorare e continuerò solo con l’insegnamento, anche perché largo ai giovani. Vorrei tanto che le ragazze che mi seguono abbiano un’occasione. Vorrei crescere dei nuovi scenografi, questo sarebbe un gran regalo. Sarei davvero tanto contenta.

di Sara Borriello