Con Les contes d’Hoffmann, lavoro ambizioso di Jacques Offenbach ,il Teatro San Carlo si cimenta in un progetto di più ampio respiro. Dal 17 al 24 di marzo andrà in scena un’opera fantastica che ha avuto una gestazione tormentata e ha subìto un gran numero di revisioni a causa della morte prematura del suo compositore.
Lo spettacolo presentato dal Teatro San Carlo è lodevole, innanzitutto per il minuzioso lavoro di studio e di preparazione su di un repertorio poco battuto; opera nella quale la ricerca di perfezionamento per la compagine canora si è unita ad una produzione di altissimo pregio grazie alle scene di Laurent Castaingt , i costumi di David Belugou e alla direzione musicale del Maestro Pinchas Steinberg.
Un’opera fantastica, una storia di amori infelici che si estrinseca attraverso le voci di un eccezionale cast:Nino Machaidze, Josè Maria LoMonaco, John Osborn solo per citarne alcuni.
Ma partiamo dal Olympia interpretata in scena dal soprano napoletano Maria Grazia Schiavo una creatura bellissima che si rivela una bambola meccanica: “Ho sempre cantato l’aria di Olympia in concerto, cantandola come bis e divertendomi tanto. Per un soprano di coloratura credo sia una tappa obbligata affrontare le difficoltà di questo ruolo che dal punto di vista scenico è molto esigente in quanto bisogna diventare all’improvviso un automa nei gesti e nel modo di muoversi”.
Incantevole la storia d’amore che è dietro il ruolo che va ad interpretare la Schiavo: “L’autore da la possibilità di esprimersi poco in scena – racconta Maria Grazia – bisogna concentrarsi sull’interpretazione di una bambola e quindi senza alcun sentimento. Si discosta totalmente da quel che normalmente canto, è una sfida per me”. La vicenda è vista come un sogno sofferto: l’amore impossibile del protagonista per una donna che si rivelerà essere un automa, un personaggio questo evidentemente diverso dalla tipica eroina melodramma.
La morte prematura del compositore durante le prove, l’incendio dell’Opéra-Comique e la conseguente perdita di molte pagine manoscritte del compositore.
E in mezzo revisori, impresari, musicologi, ognuno pronto a mettere mano più o meno disinvolta alla musica di Offenbach hanno reso ogni nuova messinscena dei “Contes” un’impresa insidiosa: “ Un’impresa ardua – conclude la Schiavo- sicuramente il sentimento predominante è la gioia di far parte di questa produzione e di avere la fortuna di esibirmi in uno dei Teatri più belli del mondo. Questa messinscena è molto delicata e attenta ai particolari e sono sicura che piacerà tantissimo al pubblico napoletano”.
di Teresa Mori