Al Teatro Cilea sarà in scena da giovedì 24 a domenica 27 “Antologia di Novecento Napoletano”.
Un progetto che rivive grazie alla passione ed al coinvolgimento di musicisti, cantanti, straordinari attori ed esperti della tradizione filologica ed antropologica partenopea. Con “Antologia di Novecento Napoletano”, in scena da giovedì 24 gennaio alle 21 presso il Teatro Cilea, Gennaro Cannavacciuolo
sarà a capo di una compagnia di 29 elementi e 3 “scugnizzi”, tutti diretti da Bruno Garofalo e indistintamente protagonisti di un piacevole viaggio tra un mondo indimenticato, ed una coinvolgente confusione di sentimenti che accomuna un po’ tutti i napoletani, legati alle proprie radici, ad una Napoli che non c’è più e della quale piacerebbe conservare il meglio. Lo spettacolo si offre come un’edizione aggiornata che porta a teatro l’anima più profonda della storia della canzone classica napoletana eseguita nella sua filologia più accurata, e l’immagine più profondamente poetica ed appassionante della tradizione musicale napoletana, che da decenni ha rappresentato la canzone italiana nel mondo.
Non mancheranno, insieme alle musiche e ai movimenti scenici, video immagini scenografiche : per un rimando continuo tra passato e futuro.
Tutto pronto dunque per uno spettacolo ricchissimo con uno straordinario cast composto da attori e cantanti di gran nome, musicisti, un corpo di ballo, i posteggiatori, i “Fujenti della Madonna dell’Arco”, gli scugnizzi.
Dalle note di regia:
…..abbiamo deciso di adoperare una chiave del tutto diversa da quella corrente, nell’affrontare questo argomento. Così come è accaduto per altri momenti dell’espressione musicale Napoletana, fatta oggetto di ricerche storiche e filologiche approfondite e lontane da ogni forma di folklore strapaesano, ci sembrava che fosse ora di ricordare anche questo momento alto della produzione napoletana nel campo della musica popolare d’autore, recuperando questo episodio così creativo della nostra storia, sfrondandolo da tutti gli orpelli, dai luoghi comuni, dalla retorica ovvia e modesta nella quale dal dopoguerra in poi è scivolata la canzone Napoletana, fatte le doverose quanto rare eccezioni.
Siamo partiti dalla ricerca di una corretta interpretazione canora scevra da lamentosità e gorgheggi nasali malamente arabeggianti e vibrati ghirigori vocali senza alcun nesso con la tradizione, privilegiando come nelle origini, la dizione, l’interpretazione, il gusto della lettura poetica, e nel contempo recuperando l’uso di un’orchestra rigorosamente acustica, che rispettasse nei limiti del possibile le sonorità e gli smalti richiesti nelle accurate partiture originali.
Questo grazie al lavoro del M° Tonino Esposito, impegnato nel recupero di musicisti di grande levatura, in grado di seguirlo in questo lavoro di ricerca, di esecuzione e di recupero di sonorità ormai perdute, rimpiazzate negli ultimi anni da infiltrazioni ritmiche e jazzistiche provenienti da altre culture ed altri paesi.
L’altra operazione felicemente compiuta, consisteva nella ricerca di immagini che scenograficamente potessero evocare insieme alla musica, tutte le atmosfere, gli atteggiamenti, i costumi di un epoca, prima documentandoci sulle tante pitture ispirate all’argomento e realizzate da artisti come Scoppetta, Matania, Dal Bono, ed ora nella nuova versione, con l’apporto di affascinanti e rari filmati d’epoca, e di una particolare tecnica di realizzazione illuminotecnica ed elettronica, siamo riusciti a comporre degli autentici bozzetti dove le immagini, le canzoni, i movimenti coreografici curati da Enzo Castaldo, le figure di cantanti, attori, danzatori,mimi, rappresentanti della musica popolare e di strada, ricostruite e rivestite con cura da Maria Grazia Nicotra, riescono a calarci in un’atmosfera magica e surreale che solo il teatro e l’illusione che poeticamente ne deriva, sà ricreare e coinvolgerci con emozione ed amore.
Una piacevole visita tra un mondo indimenticato, ed una coinvolgente confusione di sentimenti che ci accomunano un pò tutti, noi napoletani, e tutti ci legano alle nostre radici, ad una Napoli che non c’è più e della quale ci piacerebbe conservare il meglio, senza la presunzione di essere ricercatori e studiosi, ma con l’amore di figli affettuosi ma anche un pò disillusi, delusi da quello che a volte si vive, senza mai però abbandonare la speranza del recupero di una nostra dignità, della nostra cultura, e questo nel senso più ampio del termine, grazie anche ad una poesia, grazie anche ad una “canzonetta”…. Bruno Garofalo