Dietro le quinte della musica lirica nei racconti del tenore Luca Lupoli ed il soprano Olga De Maio

Dietro le quinte della musica lirica: il nostro incontro con il tenore Luca Lupoli ed il soprano Olga De Maio.

E’ diffusa l’idea che la musica lirica stia attraversando da lunghi anni una crisi dalla quale non sembra avere la forza di uscirne. Il pubblico è sempre più spesso poco numeroso o di età media avanzata. L’irragionevolezza di questa crisi è in risalto quando si ricorda che questo settore dell’arte è peculiarmente e storicamente italiano. Nonostante la crisi continuano a giungere in Italia studenti da America e Oriente per acquisire le migliori competenze. Quale sarebbe il modo di avvicinare di nuovo il pubblico e la società moderna all’universo della musica lirica? Molto probabilmente il renderlo più attuale e presente nella quotidianità. Proprio questo è stato lo spunto dal quale è nata l’idea del flashmob realizzato nella sontuosa e storica sede del Gran Caffè Gambrinus a Napoli in una domenica pomeriggio di dicembre. Turisti e napoletani sono stati sorpresi di scoprire che tra la folla ed il personale del Caffè erano mescolati cantanti professionisti del Teatro San Carlo, i quali hanno iniziato ad intonare “Funiculì Funiculà”, una della canzoni napoletane più famose, subito supportati, dopo un primo momento di meraviglia, dal coro di tutti i presenti.  A testimonianza che la lirica potrebbe essere presente anche durante il gesto più comune del caffè quotidiano. Entusiasti e curiosi abbiamo incontrato, con sommo piacere, due degli artisti presenti al flashmob, il tenore Luca Lupoli ed il soprano Olga De Maio, che avevamo già ammirato durante il Concerto dell’Immacolata tenutosi nella Chiesa di Sant’Anna dei Lombardi.

Iniziamo con la prima curiosità inerente al vostro incontro con la musica. Com’è avvenuto e quando poi invece l’avete sposata? Può succedere che da bambini si inizi a studiare perché si viene accompagnati dai genitori a lezione ma quand’è stato il momento in cui avete sentito che la musica sarebbe stata sempre presente nella vostra vita?

Olga De Maio: “Nel mio caso è successo tutto in modo fortuito, la musica mi ha scelto e mi sono affidata al destino. Io venivo dalla danza classica ed il teatro era nell’aria. C’era la propensione alla musica e al senso ritmico. A scuola una mia insegnante, passando tra i banchi, casualmente mi ascoltò e scelse me per un audizione che si tenne nella Basilica di Santa Chiara dove c’era un coro che si chiamava “I pueri cantores” e questo coro partecipava a tantissime manifestazioni importanti e registravano dischi. Mi ritrovai a tornare a casa e raccontare questa cosa a mia madre, lei mi rispose che mi avrebbe accompagnato, ha sempre creduto che avessi l’arte nel sangue. Ci trovammo lì tra tantissimi bambini, io morta di paura, nascosta dietro mia madre quasi volevo cambiare idea, avevo una decina di anni. Feci l’audizione e senza sapere nulla, presi le note e andai a ritmo e fui scelta. Dopo alcuni mesi di permanenza nel coro imparai in circa tre mesi un’opera in russo debuttando al San Carlo in Salammbô, opera in 4 atti del compositore russo Modest Musorgskij. Da lì in poi capii che questa cosa che mi aveva scelto io non potevo disdegnarla perché era un amore talmente grande che consequenzialmente io ho sposato subito. Amore folle e travolgente.” 

Ed ora parliamo degli inizi del tenore Luca Lupoli

Luca Lupoli: “Per me tutto è partito dagli studi musicali del pianoforte. Mia madre era diplomata in pianoforte, mio padre appassionato di lirica, mio fratello cantante anche lui, già in famiglia si respirava aria musicale. Man mano ho scoperto la dote canora. Ho cominciato a studiare canto con un Maestro della tradizione napoletana, il Maestro Girolamo Campanino che era anche uno dei pianisti di Beniamino Gigli e che suonò addirittura da bambino davanti a Giacomo Puccini l’inizio della Turandot che aveva appena composto. Inizio veramente magico. Il momento in cui ho sentito di sposare la musica è avvenuto durante la mia prima esibizione in un concerto pianistico in teatro. Rimasi contento ma sentivo che mi mancava qualcosa, sentivo che oltre il pianoforte avrei voluto completare con il canto.”

Strada non facile da percorrere, qual è il consiglio che dareste ad un ragazzo che sta studiando e che sta intraprendendo la carriera. 

Olga De Maio: “Il consiglio che mi sento di dare, che va oltre la parte tecnica, è sulla parte umana. Il consiglio vero è quello di cercare in se stessi, se credi di poterlo fare e senti veramente così fortemente di poterlo trasmettere agli altri allora sarà sempre un regalo reciproco. Parte tutto da un lavoro introspettivo, la vera volontà e la verità si trovano lì.”

Entrambi artisti del Teatro San Carlo ed è lì che vi siete conoscuti?

Luca Lupoli:  – sorridendo –  “Si, Galeotto fu il San Carlo.” 

Entrambi alla direzione artistica dell’Associazione “Noi per Napoli”

Olga De Maio: “L’associazione è stata costituita nel 1992 ed io la seguo da tantissimi anni. Si occupa a tutt’oggi sia della sfera artistica che di quella sociale che non trascuriamo mai. Nel tempo non ha cambiato le sue connotazioni. Comprende arte, musica e tradizione. Tra i progetti vediamo Il Progetto Caruso con la tradizione della musica napoletana e “Luoghi, musica e tradizioni” in luoghi d’arte.” 

Luca Lupoli: “Per quanto riguarda l’aspetto sociale cerchiamo sempre di fornire una spesa di generi di prima necessità alla mensa dei senzatetto di Santa Chiara come è stato anche per il Concerto dell’Immacolata tenutosi lo scorso 8 dicembre nella Chiesa di Sant’Anna dei Lombardi.”

Proseguiamo con le curiosità: Un ruolo interpretato in cui vi siete più rispecchiati come personaggio

Olga De Maio: “Il ruolo con il quale ho debuttato a diciannove anni ed era il personaggio della Madonna ne Il Laudario di Cortona. E’ stato un ruolo molto particolare. E’ un ruolo che mi ha regalato tanta emozione perché pur essendo così giovane dovevo interpretare nel canto lo strazio di una madre che perde un figlio. Questo debutto fu a Castel dell’Ovo nel periodo di Pasqua, una sala bellissima e gremita. La compenetrazione in quello stato d’animo mi ha fatto crescere all’improvviso esclusivamente per il ruolo.” 

Luca Lupoli: “Anche il mio debutto è stato molto impegnativo. Rodolfo ne La Bohème di Puccini. E’ un personaggio che sento molto nelle mie corde, poeta, musicista nella temperie della scapigliatura della Parigi di quel periodo, caratteristico per la spontaneità e passionalità. Entrambi abbiamo scelto il personaggio del debutto, può darsi che abbia lasciato questo segno indelebile per il primo confronto.” 

I momenti o i ruoli che avete più temuto, per difficoltà o per confronti. 

Luca Lupoli: “Sono molti i ruoli in cui ci siamo imbattuti eseguiti precedentemente dai più grandi interpreti della lirica. Anche quando ci esibiamo nei concerti in una romanza d’opera con un classico napoletano o un classico da solotto, questi sono sempre stati cavalli di battaglia dei più grandi, nel caso mio dei tenori e nel caso suo dei soprani, dei mostri sacri della lirica, di un tempo ma anche contemporanei. E’ una continua sfida, forse neanche sfida è come volersi misurare ma in senso positivo. Per noi sono anche modelli dai quali cerchiamo di attingere per poi carpire il nostro modo di cantare. Il pubblico deve cercare sempre di non fare un confronto.”

Olga De Maio: Se penso al terrore mi viene in mente un Festival internazionale di musica classica cui partecipai che si svolgeva a Sorrento, io avevo 22 anni. Nel cartellone c’erano nomi pazzeschi come Campanella, Accardo, Uto Ughi, Katia Ricciarelli e c’ero io piccolina e dovevo affrontare il recital da sola ma la paura in quel caso mi diede la carica. Altra cosa che ho temuto è stata la sala di incisione. Noi siamo abituati a cantare nei teatri quindi l’approccio con il microfono, le cuffie, mi sembrava tutto uno stravolgimento della spontaneità, magari qualcosa viene aggiustato con il taglia e cuci ed io meravigliata non volevo accettare fosse possibile come se arrivassi da altri tempi. Noi siamo abituati a portare sempre avanti lo spettacolo e non fermarsi mai. Altro temutissimo confronto è stato quello dei concorsi lirici, con repertori diversi e ragazzi anche di altre nazionalità. E’ una paura che ti fa tremare le gambe quindi tu devi sempre tenere la voce salda e pensare che devi primeggiare tra tutti, come fu per il concorso Pavarotti per restare tra gli 80 migliori. Dovevo per forza vincere i premi, era più forte di me. Volontà e coraggio…”

Interviene Luca Lupoli: “…e mancanza di orari!” – sorridono entrambi-.

E’ un genere particolare, lo si deve saper apprezzare. Noi stiamo riscontrando un avvicinamento dei giovani al teatro. Confermate questo avvicinamento anche nell’ambito della musica lirica?

Olga De Maio: “Lasciando a parte la sfera dei giovani che si avvicinano perché stanno studiando canto o uno strumento, che quindi hanno un interesse differente, ti parlo di quei giovani che si sono ritrovati al concerto in compagnia di qualcun altro. Sono stata molto felice di ricevere un messaggio di una ragazza che mi diceva di non essere mai stata ad un concerto lirico e che dopo avermi sentito avrebbe prestato più attenzione a questo mondo. Il messaggio che si è voluto dare anche con il flashmob è che la lirica non deve necessariamente essere una cosa di nicchia. E’ necessaria una più viva sensibilizzazione.”   

In questo noi ci ritroviamo molto, il nostro progetto cerca di coinvolgere ed avvicinare al teatro. 

Olga: “Io trovo notevole il vostro progetto. La rivista io la trovo ottima, utile e pregevole. Potrebbe essere il vostro motto. E’ davvero preziosa, non solo per l’informazione ai turisti, ma anche per rendere i napoletani più consapevoli di tutte le realtà che esistono.” 

L’ultima curiosità è sul vostro incontro con Napoli a Teatro

Luca Lupoli: “Come tutte le belle cose è stato un incontro fortuito. Noi siamo spesso ospiti qui al Gambrinus, dopo le prove ci incontriamo qui per ritemprarci. Abbiamo incontrato Gianpiero Pagano (Editore) il giorno prima della vostra presentazione del progetto, e secondo me è stato l’esordio di un inizio sotto una buona stella – guardandosi attorno, nella splendida location del Gambrinus – dorata.”