La Cantata dei Pastori e la sacra tradizione napoletana

pastori

La cantata dei pastori è un’opera teatrale del seicento entrata da subito a far parte della tradizione partenopea. L’opera fu scritta da Andrea Perrucci nel 1698, con il titolo Il Vero Lume tra l’Ombre, ovvero la Spelonca Arricchita per la Nascita del Verbo Umanato. L’autore, non firmò l’opera con il proprio nome, ma utilizzò lo pseudonimo Casimiro Ruggiero Ugone.

Lo spettacolo è una commedia in tre atti che racconta del viaggio di Giuseppe e Maria verso Betlemme e delle insidie che devono affrontare per raggiungere il posto. Diavoli ed angeli si affrontano sulla scena, rappresentando sul palcoscenico l’eterna lotta tra il bene e il male che culminerà nel finale con l’adorazione da parte dei pastori e delle altre figure del presepe, nei confronti della Natività.

Da quando fu messa in scena la prima volta, nel 1670, l’opera è stata riproposta nei teatri napoletani, ogni anno fino alla fine dell’Ottocento. Entrata a pieno regime nella storia e tradizione popolare di Napoli, anche oggi, La Cantata dei Pastori è portata nei teatri partenopei, negli ultimi anni da Peppe Barra.

La cantata dei pastori: trama e personaggi

Giuseppe e Maria, seguendo le leggi dell’epoca imposte dall’imperatore romano, si mettono in viaggio da Nazareth verso Betlemme per adempiere al loro dovere e registrarsi per il censimento. In quell’occasione, il Principe dell’Inferno (chiamato Asmodeo o Belfagor a seconda della rappresentazione), cerca in ogni modo di mettere i bastoni tra le ruote alla coppia, per impedire la nascita del Salvatore. Tenterà di affogare i due, di farli uccidere da diavoli travestiti da assassini, di travestirsi egli stesso da Oste, ma per fortuna sarà scoperto dall’Arcangelo Gabriele che per l’occasione si camufferà da Sibilla, ovvero la Zingara della tradizione partenopea. Oltre alle forze divine, anche quelle terrestri interverranno per proteggere la Sacra Famiglia. Pastori, pescatori e cacciatori, semplici uomini, aiuteranno Giuseppe e la sua sposa a trovare un rifugio sicuro in cui avere riparo e mettere al mondo il proprio figlio Gesù.