“Totò con i 4”: surreali racconti sul Principe della Risata

NAPOLI – Quest’anno ricorre il centoventunesimo anno dalla nascita del “Principe della Risata”, Totò. Antonio De Curtis è sicuramente un pilastro della storia del teatro e del cinema italiano ed è difficilissimo imbattersi in qualcuno che, al solo nominarlo, non rimembra alcune sue battute o movenze. Nel tempo gli sono stati dedicati diversi saggi, documentari biografici, raccolte di foto e interviste affinché gli appassionati potessero, in qualunque momento, attingere e saziare la voglia di curiosità che ruota attorno a questo formidabile artista. Le sue eccezionali doti recitative rendevano godibili anche film dalla trama non particolarmente brillante, creando delle situazioni o dei giochi di parole che sono rimasti irrimediabilmente scolpiti nella memoria. Probabilmente in questo è condensabile la sua grandezza. Diverse generazioni si sono divertite con la sua straordinaria mimica e i suoi iconici movimenti burattineschi. A tutti era palese il suo animo buono, generoso e allegro ma probabilmente pochi selezionati amici  hanno potuto carpire la profondità dell’animo di quest’uomo spogliato della finzione imposta dal mestiere.

Copertina di “Totò con i 4”

I due autori napoletani Ciro Borrelli e Domenico Livigni, intuendo la chiave di narrazione per la quale nessuno ti conosce meglio di un amico, offrono ai lettori il romanzo “Totò con i quattro” distribuito alla fine dello scorso anno e pubblicato da Apeiron Edizioni. Si avvicendano in questo testo quattro personaggi, colleghi e amici di Totò: Peppino De Filippo, Erminio Macario, Nino Taranto e Aldo Fabrizi. In modo fittizio gli autori ricostruiscono delle interviste o racconti adoperando le tante informazioni raccolte negli ultimi anni riguardo l’artista.  Il titolo del libro rievoca quello di un famoso film, “Totò contro i quattro”, che vede schierati proprio questi cinque attori insieme nel 1963, diretti da Steno.

Il primo capitolo è scritto da Ciro Borrelli e ruota attorno ad una surreale intervista posta dall’autore a Peppino De Fillipo, nello scenario del suo camerino, subito dopo la messa in scena di un suo spettacolo. Per quanto ambientata in una bugia si percepisce subito tangibile l’emozione dell’autore cui gli si presenta la possibilità di conversare con un suo idolo. Si evincono tanti aneddoti sull’infanzia di Totò, sugli esordi e sui momenti in cui la vita si intrecciava di continuo facendoli allontanare per poi ritrovarsi sempre. L’unica rivalità era quella scenica creata per scatenare l’effetto umoristico. La stima era incondizionata e la notizia della morte di Totò fu per l’amico una coltellata al cuore. In conclusione del primo capitolo l’autore coglie anche l’occasione per un riferimento all’allora giovane Massimo Troisi. Sempre a firma di Ciro Borrelli è il terzo capitolo, in cui viene presentata un altro surreale dialogo con l’anziano artista Nino Taranto incontrato nello scenario del Bosco di Capodimonte. Nino Taranto era una persona solare, gioviale e molto umile. Molto in sintonia sulla scena, diversi nella vita, Nino e Totò ebbero in comune un grande talento naturale, forgiati tra le vie delle strade di Napoli,  e accomunati da tante passioni condivise, come quella per la canzone.

Domenico Livigni firma invece il secondo e il quarto capitolo i cui sono protagonisti i racconti di Erminio Macario e Aldo Fabrizi. Due artisti di cui si parla pochissimo e di cui esistono pochissimi approfondimenti tematici. In entrambi i casi l’autore cala il lettore in considerazioni personali dei due artisti. Ci si ritrova nelle mente e nei ricordi di Erminio Macario isolato in una dimensione intimistica nella giornata in cui gli arrivò la notizia della morte di Totò e nei pensieri di Aldo Fabrizi durante una passeggiata romana. L’affiancamento di Totò a queste due figure permetterà di far capire quanto sia stato utile allo sbocciare della creatività la commistione di diverse esperienze interregionali: l’eccletismo napoletano di Totò, l’avanguardia piemontese di Macario e il pragmatismo romano di Fabrizi.

Gli autori Domenico Livigni (sinistra) e Ciro Borrelli (destra)

Il testo è corredato di una bellissima galleria fotografica tratta dalla collezione personale di Domenico Livigni che chiude il testo. Mauro Macario, secondogenito dell’artista, introduce il secondo capitolo, lo scrittore Andrea Jelardi introduce il terzo e lo storico del cinema Ennio Bispuri introduce il quarto. Preziose le testimonianze degli attori Aldo De Martino, Franco Iavarone, Lidia Ferrara e Franco Barbero e degli scrittori Giulio Adinolfi e Leandro Castellani. Il punto di forza del testo è sicuramente  la ricchezza di aneddoti che si avvicendano sulla vita pubblica e privata di Totò.  I suoi esordi più o meno fortunati e i suoi successi attraverso gli occhi di chi con lui ha condiviso le scene. La semplicità del linguaggio e dello stile ci consegna senza filtri l’anima di Antonio de Curtis e dei suoi compagni di viaggio. La ricetta di questo risultato è reso dal buon utilizzo di un approfondito studio, condito con una copiosa manciata di fantasia che hanno reso in primis la grandezza di questi cinque artisti.

Vi consigliamo di ricercare il testo, immancabile per qualsiasi curioso ed appassionato del genere.